A Torino recentemente è stato presentato un piano – per ora primo ed unico esempio in Italia – per rendere possibile la denuncia e la segnalazione dei casi di islamofobia che ha ottenuto l’appoggio della giunta comunale, della Città metropolitana e del Comitato Interfedi: un’iniziativa che sta già causando non poche opposizioni da chi crede che sarà un modo per strizzare l’occhio ai fedeli musulmani offrendogli una possibilità aggiuntiva per tutelarsi, appellandosi all’islamofobia per – scrive il Giornale – “difendesi e tutelarsi” dalle eventuali aggressioni, ma anche più semplicemente dalla richiesta di “togliere il velo integrale“.
Al di là del parare di chi critica l’iniziativa del comune torinese, è bene dire che la presentazione del progetto è stata fatta nei giorni scorsi in vista della Giornata internazionale per la lotta all’islamofobia che si è celebrata ieri: è parte di più ampio ed articolato piano di sensibilizzazione che passerà anche per il progetto ‘Moschee aperte’ con il quale i cittadini italiani potranno liberamente accede ai luoghi di culto islamici per entrare maggiormente – e direttamente – in contatto con la cultura musulmana al fine ultimo di – spiega la consigliera torinese per le Politiche sociali Rossana Schillaci – “abbattere gli stereotipi“.
L’iniziativa presentata a Torino per segnalare i casi di islamofobia: momenti di formazione e iniziative pubbliche
Tornando a noi, assieme alle ‘Moschee aperte’ nei giorni scorsi è stato lanciato anche il piano di segnalazione dei casi di islamofobia che passerà per l’aiuto di sei associazioni torinesi che istituiranno nel capoluogo sabaudo dei veri e propri sportelli di ascolto riservati ai cittadini musulmani: al loro interno un team di esperti raccoglierà le segnalazioni e le inserirà in una sorta di registro condiviso, offrendo anche alle vittime momenti di ascolto e supporto.
Tutti i dati raccolti dagli sportelli verranno poi analizzati dal comune di Torino che – con tempistiche non meglio definite – redigerà dei report sullo stato dell’odio contro il popolo islamico; mentre al contempo – spiega questa volta Abdullahi Ahmed Abdullahi, presidente della Commissione per l’intolleranza e il razzismo – verranno anche organizzati dei “momenti di formazione” dedicati alle vittime, agli operatori e ai curiosi che vogliono prendervi parte, unitamente a vere e proprie iniziative pubbliche sul tema dell’intolleranza.