Gli aborti sono stati al centro di una recente relazione stilata dal Ministero della Salute che ha analizzato i dati per l’Italia riferiti all’anno 2021, secondo i quali si registra un generale calo delle interruzioni di gravidanza, mentre si riconfermano più rischiosi quelli praticati tramite pillole abortive. Non solo, perché dall’elaborazione del Ministero emerge anche come, in generale su tutto il territorio, il maggior numero di aborti si è registrato nelle regioni in cui vengono utilizzati maggiormente i contraccettivi, a maggior ragione se distribuiti gratuitamente dalla regione dal comune. A riportare i dati è il quotidiano La Verità che ha anche interpellato Angelo Francesco Filardi (presidente dell’Associazione dei ginecologi cattolici) per interpretarli al meglio.
I dati sugli aborti elaborati dal Ministero della Salute
Gli aborti, insomma, secondo il Ministero della Salute, sono diminuiti in buona misura nell’arco degli ultimi anni. A livello numerico, infatti, si sono registrati 63.653 casi nelle donne tra i 15 e i 49 anni, che sono percentualmente il 4,2% in meno rispetto a quelli dell’anno 2020. Impressionante, invece, che siano sempre di più le ragazzine tra i 15 e i 17 anni a decidere di abortire, con 3.364 casi registrati nell’anno in esame da parte del Ministero, con un generale aumento del tasso di abortività.
Infatti, se gli aborti nel 2020 erano stati praticati da 1,94 ragazzine ogni 1.000, nel 2021 si è passati a 2,06, dopo decenni in cui questa percentuale era in diminuzione. Secondo il Ministero, inoltre, il tasso di abortività è maggiore in quelle regioni in cui si fa largo uso dei contraccettivi farmacologici, toccando anche picchi del 7,4% rispetto alla media nazionale del 5,3. Secondo Filardi, però, si tratta di dati “lacunosi e poco chiari”, dei quali vale la pena porre l’accento sul fatto che “le complicazioni per gli aborti farmacologici risultano essere 3,7 volte maggiori di quelle chirurgiche”, mentre in generale prendendo in esame il dato sui contraccettivi, appare “illusorio pensare e diffondere l’idea che aumentando il consumo di contraccettivi si possa ridurre il numero si Ivg”.