Non si fermano le tensioni tra il leader dell’Autorità Nazionale Palestinese – nonché dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina – Abu Mazen e i miliziani di Hamas, impegnati nell’ormai ben nota guerra contro Israele, scoppiata il 7 ottobre del 2023 e attualmente in una fase di stallo che non sembra risolvibile con le parole, per il controllo della Striscia di Gaza: l’ultimo intervento del presidente palestinese, in carica ininterrottamente dal 2005, è stato durante il vertice arabo che si sta tenendo in queste ore a Baghdad, con Abu Mazen che ancora una volta è tornato ad attaccare i miliziani palestinesi chiedendo loro di porre fine al conflitto contro Israele.
Nel suo discorso, infatti, Abu Mazen ha esortato Hamas a “rinunciare al controllo di Gaza” e a consegnare – ognuna delle tante fazioni che compongono il gruppo palestinese – “le armi all’Autorità Nazionale Palestinese”, il tutto tornando ad insistere anche sul rilascio degli ostaggi ancora detenuti nella Striscia di Gaza e sul raggiungimento di un completo cessate il fuoco tra le due parti: dal canto suo, il presidente palestinese sarebbe pronto, con la sua ANP, ad assumersi “le responsabilità civili a Gaza”, con una mossa da sempre duramente rigettata dai palestinesi che hanno scelto di vivere a Gaza, da Israele e da buona parte del mondo occidentale.
Abu Mazen promette: “Stiamo riformando il governo palestinese, elezioni entro il prossimo anno”
Nel suo breve intervento, citato dall’agenzia stampa Wafa e da alcuni media nostrani, Abu Mazen ha dichiarato davanti alla Lega di Paesi Arabi riuniti che è pronto a indire delle elezioni per il prossimo anno, che siano valide sia per Gaza che per la Cisgiordania, sottolineando che “stiamo procedendo con il processo di riforma” del funzionamento del governo palestinese, lungamente e ampiamente chiesto dal mondo occidentale, che da tempo osserva con attenzione la situazione in Palestina.
Processo – quello a cui fa riferimento Abu Mazen – che è stato presentato solamente un paio di giorni fa e che sembra vertere soprattutto attorno all’idea che il presidente sia affiancato da un vice: il suo compito sarebbe quello di sostituire il presidente in carica in caso di problemi o elezioni, guidando la transizione verso il nuovo governo; mentre, pur trattandosi di una mossa gradita da Stati Uniti, Europa e Israele – che possono continuare a indicare persone fidate per la presidenza –, l’idea tra i palestinesi è che si tratti dell’ennesimo puro e semplice “contentino” per l’Occidente.