Per un quarto di secolo, nella sua veste di chirurgo Joël Le Scouarnec avrebbe abusato di centinaia di minori in sala operatoria approfittando dell’anestesia somministrata ai pazienti e molte delle presunte vittime, in gran parte bambini sotto gli 11 anni, avrebbero scoperto solo dopo l’avvio dell’inchiesta di essere state violentate.
Si tratta di uno dei casi più scioccanti e imponenti della Francia perché coinvolge un numero impressionante di presunte parti offese con alla sbarra un solo imputato, ex medico oggi 73enne accusato di gravissime condotte che si sarebbero consumate tra il 1989 e il 2014 nel cuore della Bretagna.
Joël Le Scouarnec a processo per centinaia di abusi su minori: il presunto modus operandi dell’ex chirurgo sotto accusa
Secondo fonti di stampa d’Oltralpe, il processo a carico dell’ex chirurgo Joël Le Scouarnec dovrebbe aprirsi tra poche settimane a Vannes, nel nord-ovest della Francia, all’esito di una lunga e complessa indagine della polizia cominciata anni fa e sfociata nell’imputazione dell’ex medico 73enne con l’accusa di aver violentato almeno 299 pazienti, in gran parte minori di 11 anni, abusati mentre erano sotto anestesia a ridosso di un intervento.
La complessità del caso, per cui la prima udienza si terrà il 24 febbraio, risiede anche in questo ultimo particolare: stando al presunto modus operandi contestato all’imputato, il fatto di aver agito le violenze approfittando di uno stato di minorata o annullata difesa delle vittime ha reso più difficile la loro identificazione: molte non ricordano e altre, invece, avrebbero rimesso insieme i tasselli scomposti di un puzzle dell’orrore che faticavano a focalizzare prima di essere contattati dalle autorità per essere informati di rientrare nel bacino delle potenziali vittime dell’ex dottore. A contribuire a questa difficile ricostruzione, un diario tenuto dallo stesso Joël Le Scouarnec contenente i nomi dei pazienti con cui sarebbe entrato in contatto mentre erano sedati e le “descrizioni grafiche degli abusi“, riporta BBC.
L’avvocato Francesca Satta, legale che rappresenta diverse presunte vittime nel procedimento, ha dichiarato alla stessa emittente che, tra i suoi clienti, ci sono “le famiglie di due uomini che ricordavano e che alla fine si sono suicidati“.