Acqua di San Giovanni, cos'è e come si prepara: fiori ed erbe raccolti nella notte del 23 giugno diventano simbolo di protezione, fortuna e benessere
Ogni anno, tra il 23 e il 24 giugno, si rinnova in Italia e in molte parti d’Europa un rito tanto semplice quanto ricco di significati: la preparazione dell’acqua di San Giovanni, cioè una pratica popolare profondamente legata al solstizio d’estate e alle sue energie simboliche, che consiste nel lasciare in infusione, per tutta la notte, un insieme di fiori ed erbe spontanee in una ciotola d’acqua esposta all’aperto.
Secondo la tradizione, questa notte le piante rilascerebbero una carica speciale, resa ancora più potente dalla rugiada che, scendendo al mattino, infonderebbe all’acqua proprietà benefiche, non soltanto per la salute, ma anche per il benessere emotivo e la fortuna personale: questa usanza, che ha origini pagane ma è oggi inserita nel calendario cristiano con la celebrazione di San Giovanni Battista, è particolarmente sentita in regioni come la Calabria, la Toscana e la Campania, dove la notte di San Giovanni è associata a riti di protezione, fertilità e purificazione.
Preparare l’acqua è molto semplice: nella serata del 23 giugno, subito dopo il tramonto, si raccolgono erbe e fiori di campo, come lavanda, malva, rosa, iperico, rosmarino, artemisia, salvia o margherita, piante che la natura offre generosamente proprio in questo periodo e vanno poi immerse in una ciotola, preferibilmente di vetro o rame, riempita d’acqua e lasciata all’esterno fino all’alba. Il mattino seguente, l’acqua raccolta servirà per lavarsi mani, viso o corpo, come gesto di augurio, protezione e buon auspicio per i mesi a venire.
Acqua di San Giovanni: fiori, simboli e origini di un rito tra magia, stagioni e spiritualità antica
La preparazione dell’acqua di San Giovanni non è solo un gesto rituale, ma racchiude in sé una stratificazione di significati legati alla cultura contadina, alla ciclicità della natura e a credenze tramandate per secoli: non esiste una regola fissa sulle piante da usare – ognuno può scegliere secondo ciò che trova nei campi o nel proprio giardino – lasciandosi guidare dall’intuizione e dalla stagionalità.
I fiori più comuni in questa pratica sono quelli che si trovano in piena fioritura a giugno: l’iperico, noto anche come erba di San Giovanni, simbolo di protezione, la lavanda, associata alla calma e alla purificazione, la rosa per l’amore, la salvia per la guarigione, il sambuco, la malva, la menta e il papavero, tutti legati a virtù tradizionalmente curative o protettive. Secondo le credenze popolari, solo la mattina del 24 giugno questa acqua ha un potere speciale, che svanisce con il passare della giornata, inoltre, non si conserva né si imbottiglia: se ne avanza, si regala agli amici o si utilizza per benedire gli ambienti domestici.
Si dice che questo rito aiuti a proteggere le persone e i raccolti, porti salute, bellezza, fortuna e favorisca i sentimenti, poiché la rugiada notturna – secondo una leggenda antica – è il passaggio invisibile delle anime pure, mandate dagli dei proprio in quella notte; è una pratica semplice, che si tramanda per via orale, e che ha saputo conservare intatta nel tempo la sua forza simbolica, adattandosi alle nuove sensibilità ma rimanendo ancorata a quella visione del mondo in cui ogni elemento naturale ha un significato, una voce, e un potere.
L’acqua di San Giovanni tra solstizio, falò e riti propiziatori: una celebrazione di luce e protezione
La notte in cui si prepara l’acqua di San Giovanni coincide con una delle fasi più importanti dell’anno, il solstizio d’estate, che fin dall’antichità è stato vissuto come un momento di passaggio, un confine tra il pieno della luce e l’inizio del suo lento declino e prima ancora che fosse associata alla figura di Giovanni Battista, questa data era legata a rituali pagani – in particolare quelli del culto di Litha – che celebravano la massima espressione dell’energia solare attraverso danze, fuochi e riti di fertilità.
La Chiesa, nel corso del tempo, ne ha inglobato molti aspetti, collocando proprio in quel giorno la nascita del santo, figura che simboleggia l’inizio del calare della luce, in contrapposizione a Cristo, nato vicino al solstizio d’inverno, quando la luce comincia a crescere; in agricoltura, giugno è il mese delle prime mietiture ma anche delle incertezze legate al clima e, per questo, da secoli, vengono accesi falò notturni e raccolte erbe “magiche” per proteggere i raccolti, scongiurare calamità e benedire la terra.
Il fuoco brucia ciò che deve finire, l’acqua purifica ciò che deve rinnovarsi e, in questo equilibrio, la tradizione dell’acqua di San Giovanni rappresenta l’incontro tra elementi opposti ma complementari come fuoco e acqua, luce e ombra, corpo e spirito; le celebrazioni, che in alcune zone d’Europa comprendono ancora oggi feste popolari, mercatini, musica e veglie intorno ai falò, mantengono vivo un legame antico tra gli esseri umani e la natura.