CHI ERA ADOLF HITLER?
La figura di Adolf Hitler è inevitabilmente tra quelle più celebri da un punto di vista storico del ventesimo secolo. Nato nel 1889 in Austria, a Braunau, in gioventù fu bocciato e a 15 anni decise di lasciare la scuola, per poi tentare di iscriversi all’Accademia di Belle Arti e a una facoltà di Architettura a Vienna, venendo tuttavia respinto ed essendo costretto a fare il pittore e il decoratore per arrivare a fine mese. Fra le sue passioni c’erano la musica e la politica, con quest’ultima che lo portò ad arruolarsi come volontario con l’esercito tedesco in occasione della Prima Guerra Mondiale, ferendosi in battaglia nel 196 e, due anni dopo, venendo quasi accecato in battaglia da un gas letale, l’iprite.
La Germania si arrese Adolf Hitler finì in ospedale, vittima di una profonda depressione e con la convinzione che i tedeschi avessero perso per via di un tradimento interno a cura dei socialisti e degli ebrei. Fu così che, nel 1919, Hitler entrò in contatto con il Partito dei Lavoratori Tedeschi, formazione antisemita e nazionalista, la quale nel 1921 divenne NSDAP (Partito Nazional Socialista dei Lavoratori Tedeschi), ovvero il partito nazista. Il giovane Adolf riuscì a scalare rapidamente le gerarchie, imponendosi con le sue doti oratorie e guadagnando consensi nella Germania della Repubblica di Weimar.
L’ASCESA AL POTERE DI ADOLF HITLER: COME AVVENNE?
L’ascesa al potere di Adolf Hitler viaggiò di pari passo con quella del partito nazista, che poggiava su quattro capisaldi: il potere non si conquista con la forza, ma con il consenso delle masse; i nazisti accompagnano le tattiche legalitarie con la violenza politica sistematica e con un’organizzazione paramilitare e gerarchizzata; la propaganda e la costruzione del mito del Führer, di imponenti coreografie di massa e manifestazioni pubbliche in grado di colpire le emozioni dei tedeschi; il carisma del leader, abile a entrare in rapporto diretto con la massa attraverso la retorica e le scenografie.
Fu così che anche gli industriali, i funzionari statali e gli aristocratici si accorsero del nazismo e, nonostante la sconfitta di Adolf Hitler alle presidenziali del 1932, vinte dal candidato nazionalpopolare, ben presto i socialdemocratici furono esclusi dal parlamento, passando all’opposizione. In occasione delle nuove elezioni, i nazisti si imposero con il 37% dei voti e Adolf Hitler venne nominato cancelliere il 30 gennaio 1933.
ADOLF HITLER: QUANDO E COME MORÌ?
Nelle fasi conclusive della Seconda Guerra Mondiale, com’è noto, Adolf Hitler sposò la compagna Eva Braun, alla quale si unì in matrimonio il giorno prima del loro duplice suicidio che avvenne il 30 aprile 1945, all’interno del bunker nel quale i coniugi si trovavano asserragliati. Secondo le ricostruzioni storiche, Hitler fece assumere una fiala di cianuro alla donna, che morì avvelenata, compiendo lo stesso gesto nei confronti del loro cane, il pastore tedesco Blondi. Il Führer, invece, si sparò un colpo alla tempia con la sua semiautomatica (non si sa con certezza se anche lui abbia comunque fatto ricorso al cianuro).
Peraltro, Adolf Hitler aveva fatto testamento poche ore prima, facendo scrivere le sue ultime volontà alla segretaria Traudl Junge e disponendo, fra le altre cose, che i cadaveri della coppia fossero cremati. Così, dopo il suicidio, avvenuto intorno alle 15.30, i cadaveri di Hitler ed Eva Braun furono bruciati fuori dal bunker in cui erano rimasti nascosti nelle ultime settimane. I resti furono trovati il 4 maggio e seppelliti a Magdeburgo, in Sassonia. Tuttavia, il KGB, nel 1970, li riesumò, li cremò completamente e disperse le ceneri nel fiume Elba.