Affidi a Reggio Emilia: dirigente tentò di bloccare l’indagine/ L’appello al Garante

- Davide Giancristofaro Alberti

Affidi a Reggio Emilia: la dirigente del comune di Val d’Enza, Federica Anghinolfi, chiese al Garante il blocco dell’indagine dei carabinieri

ultime notizie Immagine di repertorio (Pixabay, 2018)

Proseguono le indagini riguardante gli affidi “horror” in quel di Reggio Emilia. Come riferito stamane dall’agenzia Ansa è emerso un particolare retroscena risalente all’inizio dell’inchiesta: quando i carabinieri emiliani cominciarono a “scavare” per fare chiarezza, acquisendo atti negli uffici pubblici, Federica Anghinolfi, dirigente dei servizi sociali della Val d’Enza, si rivolse al Garante regionale per l’infanzia chiedendo che l’inchiesta venisse bloccata, motivando la sua richiesta con il fatto che l’attività dei militari dell’arma stava intralciando i vari procedimenti sui minori da dare in affido. Tale elemento risulta essere agli atti dell’inchiesta denominata “Angeli e Demoni”, riguardante appunto gli affedi illeciti in quel del reggiano. La richiesta della Anghinolfi emerge dalle intercettazioni telefoniche, e pare che anche alcuni genitori, a cui i bambini erano stati sottratti illecitamente, si sarebbero a loro volta rivolti allo stesso Garante, chiedendo un aiuto per la loro situazione.

AFFIDI A REGGIO EMILIA: DIRIGENTE TENTÒ DI BLOCCARE L’INDAGINE

Il Garante per l’infanzia rispose chiedendo al servizio sociale della Val d’Enza una relazione su quanto stava avvenendo. Federica Anghinolfi, responsabile del servizio sociale, si trova al momento agli arresti domiciliari come disposto della procura emiliana. 57 anni e originara di Montecchio, in provincia di Reggio Emilia, è considerata dagli inquirenti uno degli elementi di spicco della rete. Un vero e proprio disegno diabolico emerge dalle carte agli atti, con bambini che venivano tolti ingiustamente ai loro genitori biologici e dati in affidamento a persone tutt’altro che idonee, di solito amici o amici degli amici, solamente per ottenere un guadagno in termini monetari. Per permettere questo andazzo venivano compilati dei certificati falsi, ed inoltre i bimbi in affido venivano sottoposti ad un lavaggio del cervello, ma anche a scosse elettriche, per fare in modo che gli stessi si “rivoltassero” contro i loro genitori, favorendone così l’affido. Sono attese ulteriori novità su questa indagine nel corso delle prossime settimane.





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