“Il problema degli AAUT non si risolve solo con una banca dati: le criticità sono i property manager e le piattaforme che permettono la concentrazione dell’offerta, evadendo il fisco”.
Ha le idee chiare Carlo Scrivano, direttore dell’Unione Provinciale Albergatori di Savona e responsabile Turismo per Confindustria Liguria. Gli AAUT, ovviamente, sono gli appartamenti ammobiliati a uso turistico, protagonisti di una proliferazione senza freni negli ultimi anni, una moltiplicazione dell’offerta che non solo ha risposto alla domanda di mercato, ma ha contribuito in maniera sostanziale a espanderla, nutrendo l’allargarsi del fenomeno overtourism.
Però, Scrivano, il Governo ha già adottato varie contromisure, come il recente “cruscotto”messo a disposizione dei Comuni per la verifica degli alloggi ad affitti brevi turistici presenti sui territori, o il Cin, il codice identificativo nazionale…
Il Cin serve solo per far emergere gli AAUT. È utile per contrastare il nero degli appartamenti abusivi e mette in luce un fenomeno importante. Si pensi che in Liguria sono 37.000 gli AAUT. Solo a Pietra Ligure, la mia piccola città di 8 mila abitanti, ce ne sono 900. Altro esempio: a Genova nel 2011 si contavano solo 27 AAUT, nel 2024 erano 10.277; a Savona nel 2011 erano 233, nel 2024 11.069; e così via in tutte le province. Sono crescite assurde, e non “governate”. Per contro, in regione nel 2011 esistevano 1.303 strutture alberghiere “classiche”, nel 2024 erano scese a 1.017.
Adesso si cerca di limitare l’exploit dei b&b anche con il divieto delle keybox, quelle cassettine sistemate all’esterno degli alloggi contenenti le chiavi, in modo da permettere agli ospiti ceck-in in autonomia, e la registrazione da remoto.
Il divieto delle keybox risponde solo a un problema di sicurezza, ma non risolve il problema sociale. L’unica leva efficace è quella fiscale, la sola a poter impedire la concentrazione di più AAUT nelle mani di un solo property manager, un vero e proprio imprenditore. Mi spiego: se una persona vuole affittare il suo appartamento censito usufruirà della cedolare secca. Va bene così, è una sorta di ausilio per che soffre di redditi bassi. Ma se quella persona mette insieme il suo alloggio più altri dieci non si tratta più di un sostegno al reddito, ma di una vera operazione imprenditoriale.
Secondo lei, dunque, che limitazioni bisognerebbe introdurre?
I Comuni non possono vietare o limitare gli affitti brevi se in forma non imprenditoriale. È evidente quindi che bisogna colpire le concentrazioni, di chiara impronta d’impresa, e non permettere che si possano avere più di tre appartamenti da gestire.
(Alberto Beggiolini)
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.