Nella diretta di questa sera di Un giorno in pretura – sempre in onda nella prima serata di Rai 3 con la conduzione di Roberta Petrelluzzi e dedicato ai processi relativi ai casi di cronaca più famosi – si parlerà della 22enne Agata Scuto scomparsa misteriosamente nel nulla nel 2012 dalla piccola Acireale senza lasciare nessuna traccia: un caso piuttosto lungo con indagini che si sono protrarre per 12 anni prima di arrivare ad una condanna; il tutto fermo restando che dal 2012 il corpo di Agata Scuto non è mai stato ritrovato con l’ipotesi (ma ci torneremo a breve) che sia stato incendiato nei boschi vicini al comune catanese.
Ripercorrendo l’intera vicenda di Agata Scuto è bene – ovviamente prima di arrivare ai tardivi processi – partire dal principio: era, infatti, il 4 giugno del 2012 quando la 22enne affetta da una disabilità mentale sparì destando non poche preoccupazioni nella madre Mariella e nel suo compagno (ma non padre della 22enne) dell’epoca Rosario Palermo, uniche persone – salvo qualche altro parente – che la giovane frequentava e da subito le indagini avviate parvero destinate ad un sonoro buco nell’acqua dato che nessuno sembrava aver visto la ragazza.
Agata Scuto, la tesi dell’accusa: uccisa da Rosario Palermo per nascondere la gravidanza indesiderata
In quel periodo, non riuscendo a trovare il corpo di Agata Scuto si ipotizzò che la ragazza di fosse allontanata volontariamente per una cosiddetta ‘fuitina‘ con un non meglio precisato ragazzo che l’aveva messa incinta, mentre la reale svolta arrivò non prima del 2012 quando il caso fu riaperto grazie ad una segnalazione anima al programma ‘Chi l’ha visto’: il testimone raccontò che il corpo della giovane si trovava nella cantina della casa di proprietà della madre della ragazza, ed anche se la testimonianza di rivelò falsa permise agli inquirenti di porre la lente sulla figura di Rosario Palermo che fece alcuni passi falsi.
Proprio Palermo si scoprì che fu l’ultima persona esterna alla famiglia ad aver visto Agata Scuto la giornata della scomparsa, con una vicina di casa che raccontò che quella sera tornò a casa tardi con una ferita alla gamba procuratasi – secondo la sua stessa versione – con un tondino di acciaio sepolto nella terra mentre raccoglieva rosmarino sull’Etna con un amico: dopo la riapertura dell’indagine lo stesso Palermo fu visto dagli inquirenti mentre seppelliva il tondino sporco di sangue e l’amico che indicò essere con lui smentì il racconto collocandolo due anni più tardi rispetto alla sparizione della 22enne.
Secondo la pubblica accusa che ha formulato l’impianto accusatorio contro Palermo, negli anni in cui frequentava la madre di Agata Scuto instaurò con la 22enne un rapporto sessuale che culminò con una gravidanza indesiderata: proprio per questa ragione ritenne di doverla eliminare per nascondere la pubblica gogna che sarebbe derivata dalla scoperta della relazione e in quel 4 giugno la condusse nei boschi dove la uccise prima di dare fuoco al cadavere; mentre ad oggi – lo scorso anno – è stato condannato all’ergastolo dalla Corte d’assise di Catania.