Agata Scuto: il cold case riaperto da Chi l'ha visto? nel 2020. La lettera anonima che ha portato all'ergastolo di Rosario Palermo
A dodici anni dalla scomparsa di Agata Scuto, il caso riemerge dalle nebbie di un cold case archiviato troppo frettolosamente come “allontanamento volontario”, e parlarne sarà Un Giorno in Pretura, nella puntata che andrà in onda martedì 22 aprile 2025, su Rai 3, alle 21.20.
Era il 4 giugno 2012 quando la ventiduenne di Acireale svanì nel nulla, lasciando la madre convinta di una fuga romantica con un innamorato: una verità comoda – alimentata per anni dal compagno della donna Rosario Palermo – oggi ergastolano per omicidio e occultamento di cadavere.
La svolta arriva nel 2020, quando una lettera anonima inviata a Chi l’ha visto? accende i riflettori sul contesto familiare: “Agata è stata uccisa, il corpo è a casa dell’ex suocera della madre”, i carabinieri setacciano la cantina indicata, senza risultati, ma è l’inizio di un domino investigativo.
Le intercettazioni rivelano Palermo alle prese con bugie costruite ad arte come la scusa della raccolta di lumache e origano sul versante etneo, testimoni complici, e soprattutto quel monologo nella sua auto, registrato da una cimice: “Ho paura, mi arresteranno”, sussurra Palermo, citando un “casolare nel Siracusano” dove Agata Scuto sarebbe stata strangolata e bruciata, un indizio agghiacciante, anche se il corpo non è mai stato trovato.
Agata Scuto chi è: il caso riaperto da Chi l’ha Visto? e il mistero del corpo mai ritrovato
La condanna all’ergastolo per Palermo poggia su un processo indiziario senza un cadavere, ma una montagna di incongruenze: l’uomo – secondo l’accusa – avrebbe ucciso Agata Scuto per nascondere una gravidanza frutto della loro relazione clandestina, per poi manipolare la compagna e il figlio con la storia della fuga.
“Era incinta, non potevo permettermi lo scandalo” avrebbe confessato sotto traccia secondo i magistrati, a è la cimice nell’auto a fare da testimone: “Se controllano quel casolare, sono finito”, mormora Palermo, in un misto di rimorso e terrore.
Le ricerche nel Val di Noto, però, non portano a nulla e resta così il mistero di un corpo evaporato e una condanna senza resti, che riapre il dibattito sulla giustizia senza prova definitiva.
La storia di Agata Scuto è un vero e proprio rompicapo giudiziario, ma anche un simbolo: quello di come un programma TV possa ridare voce ai fantasmi del passato, Chi l’ha visto? – con quella lettera anonima – ha scritto un capitolo nuovo nel manuale della giustizia possibile.