Viene descritto come una svolta epocale per il mondo agricolo, il semaforo verde dato dall’Italia all’utilizzo delle Tecniche di evoluzione assistita in agricoltura, ovvero le tecniche di miglioramento genetico applicate all’agricoltura che permettono di rendere la produzione più resistente ai cambiamenti climatici e alle malattie, tutelando sia la produttività che la sostenibilità del settore. Con l’approvazione all’unanimità dell’emendamento al Dl Siccità, le commissioni congiunte Agricoltura e Ambiente del Senato hanno infatti dato il via libera alla sperimentazione delle cosiddette TEA in campo aperto, rendendo il nostro Paese il primo a intraprendere questa strada.
Una misura che ha raccolto il plauso di tutte le associazioni di categoria. “Il settore primario ha bisogno di accrescere la quantità e la qualità delle produzioni, assicurare un reddito agli agricoltori e, al contempo, realizzare la transizione verde e far fronte alla crisi climatica – spiega il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini -. D’altra parte, solo nell’ultimo anno gli eventi estremi sono raddoppiati, tra siccità, gelate, alluvioni, con un aumento di cinque volte delle perdite di raccolto di frutta e verdura e, ormai, i fattori climatici da soli spiegano tra il 20% e il 49% delle fluttuazioni del rendimento agricolo”. Per rispondere a tutto questo, continua Fini, “è indispensabile cogliere la strada della ricerca e dell’innovazione genetica in particolare”.
Carlo Gaudio, presidente Crea, definisce l’approvazione un momento decisivo. “Le attività di ricerca già svolte nei laboratori dei nostri Centri – dice Gaudio – hanno dimostrato risultati straordinari che ora possiamo mettere alla prova in campo. La ricerca è vitale per il progresso, per l’innovazione e per lo sviluppo della conoscenza, e mai come ora in agricoltura, in uno scenario di cambiamenti climatici cosi preoccupante, l’innovazione genetica è indispensabile a garantire la competitività e la sostenibilità delle produzioni agricole nazionali”.
Un punto, quest’ultimo, su cui torna anche il presidente di Copagri, Tommaso Battista: “Consentire lo svolgimento delle attività di ricerca in agricoltura presso siti sperimentali autorizzati, con il fine ultimo di ottenere produzioni vegetali in grado di rispondere in maniera adeguata alla scarsità idrica e a stress ambientali e biotici di particolare intensità, è una condizione fondamentale per raggiungere la tanto decantata rivoluzione green, puntando con decisione sulla strada di produrre utilizzando minori quantità di carburanti, fertilizzanti e agrofarmaci. Lavorare al miglioramento genetico, infatti, non solo aiuterà l’agricoltura ad aumentare la resistenza contro i vari parassiti, ma consentirà anche al genoma delle piante di adattarsi con minore stress ai sempre più frequenti effetti del climate change, contribuendo al contempo a mantenere, o in alcuni casi addirittura a incrementare, la produttività e la resa delle piante, anche in situazioni sfavorevoli”.
Bene dunque il via libera alle TEA, “che non vanno assolutamente confuse con i ‘vecchi OGM’ transgenici – ammonisce Battista -, con i quali hanno ben poco a che vedere, in quanto non fanno altro che accelerare ciò che già avviene in natura, ovvero la selezione delle piante che meglio si adattano a determinati contesti”.
E dello stesso tenore è anche il commento del presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti. “Si tratta di un grande passo avanti per la ricerca scientifica e per l’agricoltura, che mette fine a un lungo periodo di oscurantismo tecnologico – afferma Giansanti -. Le TEA sono una risposta efficace all’emergenza climatica e alla richiesta di cibo, perché permettono di ridurre l’uso di fitofarmaci e acqua, e garantiscono la produttività necessaria per rispondere alla popolazione in crescita. Tuttavia, senza un inquadramento europeo, resteranno a livello sperimentale. È dunque necessario lavorare per la presentazione della proposta di regolamento sulle tecniche genomiche da parte della Commissione europea, prevista per fine giugno, e per la successiva approvazione in tempi brevi da parte del Parlamento europeo e del Consiglio, altrimenti si rischia di bloccare l’iter del dossier”.
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