L’iperattività della neonata presidenza statunitense comprende anche l’annuncio del progetto Stargate, un’operazione da 500 miliardi di dollari per realizzare l’infrastruttura a supporto dell’intelligenza artificiale. Detto che il Presidente ha scontentato l’amato Elon Musk coinvolgendo uno dei suoi nemici giurati, ovvero Sam Altman, fondatore di OpenAI, e dopo averlo reso non proprio felice per l’ordine esecutivo sulle auto elettriche che di fatto sembra un boicottaggio della sua Tesla, la vicenda ci offre lo spunto per un’altra riflessione, più generale.
Molti anni orsono qualcuno mi raccontò che negli Stati Uniti talvolta ci si chiedeva se Google fosse alla Casa Bianca o il contrario. Quanto accaduto prima, ma soprattutto dopo, l’elezione di Trump sta confermando che il sospetto si sia insinuato anche in tutte le altre big-tech, visto il dialogo a tutto campo che il Presidente sta intrattenendo con i top player dell’universo tecnologico statunitense. Allo stesso tempo potrebbe indicare che i personaggi che guidano la società dell’informazione abbiano deciso di uscire allo scoperto e “scendere in campo”, complice anche la linea politica di Trump, che sembra essere tutta orientata alla deregulation interna.
Realtà come Meta, Apple, Microsoft hanno raggiunto una dimensione economica equiparabile a quella degli Stati. Per dare un’idea dimensionale, anche se il paragone è improprio, la capitalizzazione in borsa di Apple si aggira attorno ai 3,45 mila miliardi di dollari, mentre il Pil della Francia è di poco superiore ai 3 mila miliardi di euro. Nel mondo digitale per un utente di un grande social network il gestore assume il ruolo di una sorta di “meta-Stato” che detta regole tecniche e norme comportamentali incontestabili in quell’universo, apparentemente senza nemmeno fare pagare le tasse. Difficile immaginare che questi signori vogliano più denaro di quello che hanno, ma forse desiderano qualcosa d’altro. Potrebbe essere che pretendano di avere un peso diretto nelle decisioni che definiscono il mondo da loro abitato, un potere che si spinga oltre lo schermo e si manifesti direttamente nella realtà fisica.
Shoshana Zuboff ha coniato la formula “capitalismo della sorveglianza”, in cui fornitori delle informazioni sono gli stessi utenti sorvegliati che mettono a disposizione quel “surplus comportamentale” che alimenta il “mercato dei comportamenti futuri” e della prevedibilità degli stessi. Forse le big tech intravedono oggi la possibilità di fare l’ultimo passo e creare il “Governo della sorveglianza”.
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