Alan Kurdi a Taranto: sbarcano 88 migranti/ Odissea conclusa dopo 8 giorni in mare

- Davide Giancristofaro Alberti

Alan Kurdi a Taranto: sbarcano 88 migranti. Si chiude l’odissea dell’imbarcazione della ong dopo otto giorni di mare, ora la ridistribuzione

sea-eye alan kurdi Nave Ong Sea Eye "Alan Kurdi" (LaPresse, 2019)

Sono iniziate le operazioni di sbarco, in quel di Taranto, dei migranti a bordo della Alan Kurdi. Come riferito nell’ultima ora dai principali quotidiani nazionali online, l’imbarcazione della Ong Sea Eye, ha fatto scendere gli 88 poveretti, a bordo da otto giorni. La nave si trovava già in acque territoriali italiane dopo aver violato il divieto di ingresso, e nella giornata di ieri era giunto anche il lasciapassare da parte del ministero dell’interno, che aveva dato il suo ok all’attracco ma solo dopo aver raggiunto un’intesa per la ridistribuzione dei migranti con Germania, Francia, Portogallo e Irlanda. Dopo otto giorni di odissea nel mar Mediterrano, le persone salvate al largo della Libia possono così toccare finalmente terra. Fra di loro vi sarebbero anche novi minorenni fortunatamente accompagnati dai genitori.

ALAN KURDI A TARANTO: 21 MIGRANTI RESTERANNO IN ITALIA

Come anticipato sopra, i migranti verranno visitati, schedati e poi smistati presso gli stati membri, e sessanta di loro verranno ricollocati in Germania e Francia, mentre altri sette fra il Portogallo e l’Irlanda, con ventuno che rimarranno quindi in Italia. Uno sbarco che è stato tutt’altro che semplice, visto il maltempo che imperversa sulla nostra penisola in queste ore, compreso il sud Italia, dove vi era mare grosso e un forte vento. Si tratta del secondo sbarco nel giro di meno di un mese presso il porto di Taranto, dopo quello avvenuto lo scorso 16 ottobre da parte della Ocean Viking. In quel caso vi erano a bordo ben 176 migranti, anche loro fatti scendere in Italia poi ricollocati in altri stati membri come da accordi presi dal Viminale. Sea Eye, l’ong che gestisce l’Alan Kurdi, ha denunciato che l’intervento di salvataggio avvenuto lo scorso 26 ottobre al largo della Libia, a nord ovest di Zuara, era stato contrastato dalla guardia costiera libica, che nell’occasione avrebbe addirittura aperto il fuoco contro i soccorritori.





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