Alberto Bertoli ha scelto di seguire le orme di suo padre, il celebre cantautore Pierangelo Bertoli, e dedicare la sua intera vita alla musica. Ripercorriamo la sua carriera...
Per Pierangelo Bertoli “essere coerenti non significa non accettare compromessi, significa semplicemente non accettare quelli che vanno contro la tua essenza. Mio padre diceva che c’è un unico valore da rispettare nella società: la vita”. (aggiornamento di Alessandro Nidi)
Alberto Bertoli, figlio di Pierangelo Bertoli, la carriera musicale: dagli S.L.A.M. appena 16enne, al duplice ruolo nel The Rocky Horror Picture Show
La musica ce l’ha sempre avuta nel sangue, seguendo le orme di suo padre è infatti riuscito a rendere anche lui la sua passione mestiere… Si tratta di Alberto Bertoli, classe 1980, figlio delcelebre cantautore emiliano Pierangelo Bertoli. Nato a Sassuolo, Alberto si avvicina alla musica già in giovane età: a soli 16 anni è infatti in grado di padroneggiare tanto la chitarra blues quando quella elettrica e si esibisce in un gruppo chiamato S.L.A.M. the door. Dopo la pratica alla chitarra decide di dedicarsi unicamente al canto visto che ne ha una predisposizione naturale. A partire dai 18 anni inizia inoltre a seguire il padre in televisione e durante i concerti facendoli da corista ma non solo, continua anche la propria carriera, girando pub di provincia in provincia, con un duo acustico.
Alberto da poi vita a un nuovo gruppo che chiama Iceland e con cui vince numerosi concorsi provinciali e con cui scrive le sue prime canzoni. La vera svolta arriva però nel 2001 quando ottiene l’importante duplice ruolo di Eddy e del Dottor Scott nel musical The Rocky Horror Picture Show per il regista Max Croci. Qui la sua carriera decolla ma, solo un anno dopo, affronta un momento di crisi: suo padre si ammala di poliomielite che lo priva della funzionalità degli arti inferiori e lo porta, in breve tempo, alla morte. Pierangelo Bertoli si spegne infatti il 7 ottobre 2002.
Alberto Bertoli, figlio di Pierangelo Bertoli, la difficile vita di un figlio d’arte: “La gente è diffidente nei miei confronti…”
Dopo la morte del padre, il celebre cantautore Pierangelo Bertoli, Alberto Bertoli attraversò un periodo difficile: nonostante ciò non ha abbandonato il suo sogno e, lentamente, è riuscito a riprendersi. Seguendo le orme del padre ha iniziato una carriera da solista ottenendo un discreto successo: ha pubblicato svariati album (Le cose cambiano, Il tempo degli eroi, Safà, Bertoli, Eppure Soffia, Matto da bar, Mistero per me e Stelle vincendo prime), e ha collaborato con importanti artisti (uno fra tutti Luciano Ligabue).
A Repubblica si era aperto raccontato gli aspetti positivi e negativi di essere figlio d’arte: “Ci sono i pro e i contro, tra i pro c’è il fatto che ho vissuto 22 anni con uno che il mestiere lo sapeva fare molto bene e me lo ha insegnato. Poi ci sono tutte le parti negative, i confronti, il fatto che i discografici non credono in te, non ci sono figli d’arte che abbiano fatto davvero successo, e anche la gente prima dei concerti è diffidente nei tuoi confronti. C’è diffidenza, è una realtà”. Nell’intervista Alberto ha anche sottolineato come sia diffidente verso la televisione per il modo in cui suo padre è stato trattato in TV: “È stato trattato male, all’inizio lo mettevano a sedere su una sedia. Mio padre non si è mai pianto addosso e non ha mai parlato della sua condizione fisica nelle sue canzoni, perché lui era un artista, poi aveva la poliomielite, ma era un artista innanzitutto”.
