Alessia Pifferi deve essere sottoposta a una nuova perizia psichiatrica: nel processo d’appello è stata l’istanza della difesa della donna condannata all’ergastolo per aver lasciato morire di stenti della figlia Diana. La 38enne era stata già riconosciuta capace di intendere e volere da un esame precedente, i cui risultati però sono stati contestati dalla difesa, secondo cui invece la Pifferi è affetta da un grave deficit cognitivo. Di parere diverso l’accusa, secondo cui la nuova perizia psichiatrica non è necessaria, ma alla fine è stato dato il via libera alla richiesta della difesa.
Il prossimo step è la nomina dei periti che dovranno sottoporre Alessia Pifferi al nuovo esame. A tal proposito, è prevista il 28 febbraio l’udienza in cui verrà affidato il nuovo incarico. Al termine di quella odierna, Alessia Pifferi ha espresso la sua soddisfazione per la decisione con un abbraccio al suo legale, invece la sorella, che è con la madre parte civile nel procedimento, non ha nascosto la sua delusione.
ALESSIA PIFFERI, ACCOLTA LA RICHIESTA DELLA DIFESA
La difesa di Alessia Pifferi riteneva necessaria la nuova perizia psichiatrica e aveva anche chiesto di sottoporre la donna a una risonanza magnetica, in quanto potrebbe avere un problema, non meglio precisato, forse valutabile con tale esame. L’avvocato Alessia Pontenani, nello specifico, è convinta che l’esame sia utile per fare luce ulteriore sulla vicenda, nella convinzione che la questione vada chiusa, ma dopo aver fatto completa chiarezza sull’accaduto e cosa ci sia dietro il fatto che la Pifferi abbia lasciato la figlia di 18 mesi da sola in casa, dove è morta di stenti.
Il legale di Alessia Pifferi aveva rimarcato come l’entità della pena non incida sulla situazione della sua assistita, ma è comunque importante verificare il problema che potrebbe essere alla base del suo gesto, in altre parole se un eventuale disturbo cognitivo possa averla portata a lasciare sola la figlia, causandone così di fatto la morte.
PERCHÉ È STATA DISPOSTA LA NUOVA PERIZIA PSICHIATRICA
Tra i motivi per i quali la richiesta della difesa è stata accolta, i giudici citano il quadro probatorio, definendolo “incompleto e lacunoso“, ma anche “contraddittorio” in alcune parti. In merito a quest’ultimo aspetto, i giudici della Corte d’Appello di Milano hanno evidenziato nella loro decisione gli elementi contrastanti, dalla relazione delle psicologhe del carcere di San Vittore, secondo cui Alessia Pifferi ha un quoziente intellettivo di 40, alla consulenza della difesa, che parla di disturbo cognitivo per il quale la capacità di comprensione sarebbe gravemente diminuita.
Ma si citano anche la consulenza del pm e la perizia d’ufficio. Dunque, alla luce di questi elementi contrastanti, in Appello si è deciso di procedere con una nuova perizia per fare chiarezza.