Tra i volti più ‘famosi’ ricollegati alla tragedia del traghetto Moby Prince – questa sera protagonista della consueta puntata del mercoledì della trasmissione ‘Linea di confine’ – sicuramente quello di Alessio Bertrand è tra i più noti trattandosi dell’unica persona delle 141 a bordo che riuscì a salvarsi dal violento rogo che scoppiò nell’aprile del 1991: fu lui a raccontare in primissima persona l’accaduto ai magistrati e nonostante siano passanti più di 30 anni ad oggi Alessio Bertrand non riesce ancora a scendere completamente a patti con quel vero e proprio inferno che ha vissuto in quello che sarebbe dovuto essere il primo giorno di un nuovo lavoro per un giovanissimo 24enne.
Del distato del Moby Prince se n’è parlato a lungo nel corso degli ultimi anni, ma prima di arrivare ad Alessio Bertrand e rispondere alla domanda “chi è” vale certamente la pena ricordare che l’origine del rogo fu collegata all’impatto del traghetto contro la petroliera Agip Abruzzo: il conto delle vittime fu di 140 persone, con il solo mozzo – appunto il 24enne Bertrand – che riuscì a portarsi in salvo dopo aver atteso più di un’ora e mezza che arrivassero i soccorsi.
Chi è Alessio Bertrand: il suo ricordo della tragedia del Moby Prince
Per rispondere alla domanda “chi è Alessio Bertrand” va detto fin da subito che dalla sua vita sappiamo ben poco: quella sul Moby Prince era la sua primissima esperienza navale nel ruolo di mozzo imbarcatosi quella stessa giornata; mentre oltre a questo sappiamo anche che si è sposato e ha avuto due figli ai quali oggi dedica tutto sé stesso in quelle poche volte in cui il disturbo post traumatico gli permette di vivere una vita normale; continuando a fare i conti con i demoni di quella notte.
Qualche anno fa, raccontandosi ad Atlantide Alessio Bertrand in una delle poche volte che ha parlato pubblicamente di quella notte ricorda che tutto partì “con un rumore” che li fece “scaraventare a terra“: si trovava con due colleghi intento a guardare la patita in TV, ma in pochi secondi “il buio e il fumo” riempirono la stanza, fino a quando “loro sono svenuti e sono rimasto da solo“; riuscendo a coprirsi il volto dal fumo “con la maglietta bagnata”, decise di “aggrapparmi alla ringhiera” dove rimase “un’oretta e mezza” poco prima di decidere di buttarsi in mare – letteralmente calpestando i cadaveri ammassati sul ponte – in un disperato tentativo che gli ha salvato la vita.