In un momento storico in cui la verità è diventata sempre di più un bene raro e di lusso e soprattutto un fardello doloroso, sia la maggioranza che l’opposizione hanno preferito mantenere il loro ruolo di forze alla ricerca del consenso piuttosto che operare sul piano della corretta analisi dei valori in gioco.
La scarcerazione di Almasri, capo del carcere di Mitiga, è un evidente gesto che non si può ridurre solo ad un atto tecnico, anche se è vero, ed è la verità che conta, che il mandato di arresto è stato inviato in maniera scomposta ed imprecisa, più volte rivisto, privo di requisiti formali necessari per essere efficace.
Ma anche vero che era un mandato di arresto rivolto, evidentemente, ad una personalità che rappresenta un punto di riferimento molto più importante di quello che possa apparire.
E perciò la scelta di tenerlo in libertà e di rimpatriarlo attraverso i mezzi dello Stato è un gesto evidentemente che risponde ad uno specifico interesse nazionale che si è preferito non svelare da parte della maggioranza.
Per altro verso l’opposizione è composta da partiti che hanno governato in questi anni in cui i rapporti con le autorità libiche sono sempre stati improntati ad una scelta di collaborazione a prescindere da chi fossero gli interpreti.
Sia Renzi, sia Conte, sia il Pd quando erano al governo hanno avuto rapporti con le autorità libiche che si sono formate in un contesto di caos e di violenza e che hanno governato quei territori utilizzando sistemi e metodi del tutto al di fuori dei parametri del mondo occidentale.
Eppure la Libia è un punto di riferimento essenziale sia sul piano della produzione energetica sia sul piano della gestione del flusso dei migranti.
Tutti gli uomini di potere che si sono succeduti in questi anni hanno fatto i conti con il rapporto tra la coscienza e l’interesse nazionale e tutti hanno dovuto rispondere, prima di ogni altra cosa, al proprio ruolo di esponenti di governo.
Perciò la furibonda lite che è andata in scena tra Nordio e gli esponenti della minoranza è semplicemente stata elaborata come meccanismo di rimbalzo mediatico delle reciproche posizioni e non di reale approfondimento dei contenuti politici del rapporto del nostro Paese con un territorio complesso come quello libico.
È più conveniente per il governo Meloni trincerarsi dietro le scelte della Corte penale internazionale ed è più conveniente per le opposizioni mettere in piazza la terribile storia che il miliziano libico rappresenta.
Ma a ruoli invertiti, probabilmente, ognuno avrebbe fatto la sua parte esattamente come la sta facendo il proprio avversario.
Chi governa si assume la responsabilità delle proprie scelte e cerca di rappresentare se stesso e le proprie decisioni come tecnicamente corrette ed inevitabili, chi fa opposizione tenta sempre di rappresentare la prospettiva di un proprio governo come quella più moralmente corretta.
Ma tutte le forze politiche sono consapevoli che la responsabilità di governare un grande Paese passa anche attraverso la mediazione per ottenere gli interessi di una grande collettività, e che queste mediazioni sono frutto anche del rispetto di accordi fatti da chi li ha preceduti.
A questo si aggiunge la partita tra politica e magistrati. Ormai è evidente che lo scontro è al suo acme. E le prossime settimane ci diranno se la Meloni ha tenuto botta o se dovrà rinculare come molti che l’hanno preceduta. Ha però alleati anche nelle fila avversarie, perché parte dell’opposizione è con lei sulle riforme della giustizia e saprà dare il suo supporto al momento giusto.
La vicenda libica ne è prova. Alcuni, come il Pd ed i 5 Stelle, hanno difeso i magistrati. Altri hanno solo attaccato la Meloni, e tra questi ci sono i voti per far passare la riforma costituzionale e chiudere i conti sul tema di chi comanda tra la politica e parte della magistratura.
La verità è sotto le ceneri delle parole infuocate che si sono scambiate ieri tutte le parti in causa ma che vedono un accordo solido per mettere ordine sul tema giustizia. Quella di ieri è stata una fiammata per i social e la propaganda, quando si voterà sarà tutto più chiaro. E la verità verrà a galla.
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