L’EX GIUDICE CPI CONTESTA SIA IL GOVERNO E SIA I GIUDICI PER IL CORTOCIRCUITO SUL CASO ALMASRI: COSA DICE CUNO TARFUSSER
Tanti gli attori protagonisti che in un modo nell’altro hanno contribuito a creare l’intricato caso Almasri, eppure per l’ex giudice della Corte Penale Internazionale una dose considerevole di responsabilità piena se la dovrebbero assumere i magistrati che hanno liberato «frettolosamente» il comandante libico, così come quelli che poi hanno deciso di indagare mezzo Governo dopo un esposto dell’avvocato Li Gotti (vicino al mondo del Centrosinistra prodiano). Riavvolgendo un attimo il nastro, nella settimana appena conclusa di massimo scontro interno tra politica e parte della magistratura nei già caldissimi mesi precedenti, è l’ex procuratore generale Cuno Tarfusser a provare il delicato compito di riunire i “puntini” di una vicenda che ha letteralmente spaccato in due tanto il Parlamento quanto la stessa magistratura italiana.
Sentito dal “Corriere della Sera” dopo le indagini della Procura di Roma contro la Premier Meloni e i membri del Governo Nordio, Piantedosi e Mantovano – e dopo i presunti rilievi della Corte Penale Internazionale sull’operato dell’esecutivo – l’ex vicepresidente della CPI ritiene che la gestione del caso Almasri ha prodotto un danno incalcolabile per la giustizia italiana, per la credibilità del nostro Paese e pure della politica. Da un lato infatti l’ex procuratore ritiene sensata la tempistica utilizzata dalla Corte dell’Aja sulla richiesta di arresto internazionale per il militare libico, dunque rispedendo al mittente le accuse nel Centrodestra contro una presunta volontà di mettere in imbarazzo il nostro Paese; di contro però, è lo stesso Tarfusser a sottolineare come i giudici della Corte d’Appello di Roma abbiano sbagliato nel liberare immediatamente Almasri, imputando la responsabilità alla mancata interlocuzione col Ministero della Giustizia (qui il Ministro Nordio nella sua informativa con Piantedosi ha dato le sue motivazioni nel merito, ndr).
DALLA CORTE PENALE ALLE ORIGINI DEL CASO ALMASRI: ECCO COME TARFUSSER RISPONDE ALLE ACCUSE DELL’AVVOCATO LI GOTTI
E così dopo la liberazione di Almasri a Roma e la quasi immediata espulsione del Viminale con aereo di Stato verso Tripoli, il tema della responsabilità è tutt’altro che solo politica: per Cuno Tarfusser vi è all’origine un cortocircuito impressionante che, su tutti, evidenzia una «ubbidienza precipitosa» dei magistrati nei confronti del potere politico. L’ex n.2 della CPI per quasi 10 anni lancia una stilettata sempre sul “Corriere” in merito a chi nella magistratura urla e strepita sull’indipendenza dei giudici, salvo poi agire diversamente, con rivendicazioni dunque «solo quando fa comodo».
Il tema dell’obbligo di procedura CPI anche su suolo italiano non è da poco, visto che il caso Almasri ha portato alla liberazione di un presunto criminale con danno anche d’immagine non da poco del nostro Paese davanti agli organi giuridici internazionali. Secondo Tarfusser è stato prodotto uno «scempio delle norme» con la corresponsabilità tanto della politica quanto però della magistratura, non avendo scelto la strada del logico buon senso, intraprendendo invece un caos disastroso per l’intero mondo giudiziario.
Appena nell’ultima puntata di “Piazza Pulita” su La7 era stato lo stesso procuratore Tarfusser (ex candidato alle Europee con il partito di Calenda, ndr) a rispondere le rime all’avvocato Li Gotti, anch’egli presente nella trasmissione di Formigli: il tema era la presunta responsabilità del procuratore di Roma Lo Voi di aprire un’inchiesta ai danni di Meloni & Co., con l’ex magistrato della CPI che in meno di un minuto “smontava” la tesi proposta dall’avvocato denunciante. Se fosse stato Tarfusser il procuratore della Repubblica, spiega, avrebbe aspettato almeno 15 giorni per far decantare la complessa vicenda politica: a quel punto si sarebbe dovuto studiare meglio il codice penale in quanto le accuse di peculato e favoreggiamento contro i membri dell’esecutivo hanno ben poche attinenze con quanto avvenuto sul caso Almasri. Sul “peculato” perché non c’è stata alcuna appropriazione dell’oggetto da parte del presunto favorito (ovvero l’aereo di Stato per Almasri), sul “favoreggiamento” invece il quesito retorico è molto semplice: «perché non sono stati indagati per favoreggiamento anche i giudici della Corte d’Appello che hanno materialmente liberato il soggetto, ma solo invece i membri del Governo?».
Cuno Tarfusser, ex giudice della Corte penale internazionale, smonta in un minuto le accuse di peculato e favoreggiamento al governo nel caso Al-Masri.#31gennaio #Tarfusser #Piazzapulita #Almasri #Libia #Meloni #governoMeloni #Formigli #governo pic.twitter.com/CROQzCNKQe
— Davide Scifo (@strange_days_82) January 31, 2025