“Alzano? Buoi già usciti da stalla”/ Rossoni (Protezione civile) “Cina ha nascosto..”

- Silvana Palazzo

Rossoni, Protezione civile Alzano, su mancata zona rossa: "I buoi erano già usciti da stalla". E sulla Cina: "Responsabile di averci tenuto nascosto..."

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«Chiudere il 3 marzo non avrebbe cambiato nulla». A parlare così è il presidente della Protezione civile di Alzano Lombardo, intervenuto all’Agi sulla vicenda dei verbali del Comitato tecnico scientifico (Cts) che chiese al governo la zona rossa anche per Nembro. «I buoi erano già usciti dalla stalla fin dal 20 febbraio», ha dichiarato Francesco Rossoni. Tralasciando la scelta della terminologia, il presidente della Protezione civile di Alzano ritiene che «cercare colpe per quello che è successo è difficile» per una ragione molto semplice. «Nessuno sapeva a cosa si sarebbe andati incontro». Ma sui molti contagi ad Alzano e nella vicina Nembro potrebbe aver pesato la riapertura dell’ospedale, chiuso poche ore prima a causa del Covid, il 23 febbraio. «Di certo la Cina è responsabile di averci tenuto nascosto quello che succedeva da loro. Ora la situazione è sotto controllo, ma nel nostro piccolo, qui ad Alzano, abbiamo pronte le scorte di dispositivi di protezione nel caso di una nuova ondata», ha poi concluso Rossoni.

ROSSONI E LA MANCATA ZONA ROSSA AD ALZANO (E NEMBRO)

Anche per il legale del Comitato vittime era già tardi il 3 marzo, data del verbale in cui il Cts ha chiesto al governo di chiudere Nembro e Alzano. «Era già troppo tardi per prendere una decisione, il danno era già stato fatto», ha dichiarato l’avvocato Consuelo Locati, legale del Comitato Noi Denunceremo, all’Agi. L’avvocato, che ha perso il padre per il Covid, ha aggiunto: «Nelle nostre denunce già accennavamo a questo documento. Riteniamo comunque che sia obbligo del governo e della Regione Lombardia consentire l’accesso a tutti i documenti a decorrere dal 22 gennaio per valutare tutti gli atti del Cts». Di parere differente i medici di Bergamo. «Era necessario chiudere Nembro e Alzano, andava bene farlo anche a marzo, si sarebbero salvate molte vite. Già il 6 aprile noi scrivemmo una lettera alla Regione in cui sottolineavano che era stato un grave errore», ha dichiarato Guido Marinoni, presidente dell’Ordine dei Medici di Bergamo.





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