L’arrivo di Trump alla Presidenza degli Stati Uniti sta provocando dei profondi cambiamenti nel panorama politico latinoamericano che rischia una vera e propria rivoluzione attraverso eventi che quasi quotidianamente tendono in molti casi ad accelerare l’evoluzione di situazioni non molto prevedibili fino a poco tempo fa anche da parte dei più profondi osservatori del continente.
La settimana scorsa abbiamo scritto della situazione argentina che, se da un lato ha registrato diversi risultati positivi soprattutto a livello economico (inflazione sotto controllo, crescita, riduzione dell’indice di povertà), ai quali dobbiamo aggiungere anche lo straordinario e per tanti versi incredibile successo mediatico mondiale del Presidente Milei, dall’altro ha visto eventi che stanno modificando gli stessi equilibri interni del potere nel partito presidenziale: e tutto per le decisioni spesso incomprensibili di un personaggio che ancora non si capisce bene come abbia raggiunto la carica di segretario di Stato.
Stiamo parlando di Karina Milei, sorella del Presidente, che con le sue politiche spesso senza senso ha di fatto buttato fuori dal Governo personaggi validissimi che hanno vinto, come candidati de “La libertad avanza” le ultime elezioni, al punto che attualmente, dopo l’esclusione del validissimo Ramiro Marra, vera mente organizzativa del movimento, avvenuta la scorsa settimana, dalla carica di Legislatore della Città di Buenos Aires, non esiste più nessun incarico occupato dai politici eletti nella tornata che ha portato Milei alla presidenza.
Quello cui si assiste, sempre da parte delle decisioni di Karina, da lei definite “forze del cielo”, è invece una presenza sempre più marcata di elementi dal passato kirchnerista che fanno presagire quella che in pratica potrebbe svilupparsi come un’alleanza con il perokirchnerismo totalmente al di fuori di quello che sembrava essere la riduzione ai minimi termini politici degli ormai ex nemici politici del gruppo mileista.
Un vero e proprio cambio a 180 gradi che ha definitivamente posto fuori dai giochi sia il partito inizialmente alleato (il Pro di Mauricio Macri) che la Vicepresidente Victoria Villaruel, con la quale i rapporti sono ormai conclusi.
A breve si saprà, attraverso la nomina di un giudice kirchnerista alla Corte di Giustizia (Ariel Lijo), se sarà completamente caduta la maschera e quindi il potere, come nel caso dell’elezione di Alberto Fernandez nel 2019, sarà in pratica gestito da Cristina Fernandez de Kirchner: ma bisogna attendere ancora perché, ovviamente, l’ex Presidente coinvolta in circa una decina di processi e attualmente condannata in primo grado, in uno di essi, a sei anni di carcere, non costituisce di certo una persona che rientri nelle simpatie di Trump.
Futuro incerto, quindi, anche per la presenza di un fronte di politici legati al concetto di Repubblica che, sempre più numerosi, stanno creando un fronte di chiara opposizione al piano fin qui descritto e potrebbero creare una situazione in grado di far tornare Milei sui suoi passi, sorella compresa.
Ma grandi cambiamenti potrebbero avvenire pure in altre nazioni del Sudamerica visto che a causa della mossa di Trump di voler espellere immigrati colombiani dagli Usa ci sono stati attriti molto forti con l’attuale Presidente Gustavo Petro che, dopo essersi opposto in un primo momento alle decisioni degli Usa, dopo la minaccia di ulteriori sanzioni ha di fatto riportato le relazioni tra i due Paesi a una certa normalità, anche se la popolarità del Presidente colombiano è calata di parecchio pure per la sua decisione di stabilire una specie di “santa alleanza” con il Venezuela di Maduro, cosa mal vista dalla maggioranza della popolazione che non vuole assolutamente vivere la catastrofe del regime chavista.
Pure il Brasile di Lula naviga in cattivissime acque, soprattutto a livello economico con risultati sempre più negativi, ultimo dei quali il peggior deficit statale registrato nella storia del Paese e anche per il suo progetto di mettere le mani sul controllo governativo delle reti.
A questo tsunami si aggiunge la Bolivia, dove l’ex Presidente Evo Morales, nonostante il divieto che ha di essere rieletto alla maggior carica del Paese e le accuse di sfruttamento sessuale di minori che lo hanno investito in questi ultimi tempi, ha intenzione di fondare un movimento personale in un congresso che avverrà a breve a Bogotà per poter imporre, vista la sua fortissima influenza sui narcos, uno stravolgimento della situazione che gli permetta di riconquistare il potere, nonostante abbia come nemico principale non solo tutta l’opposizione all’attuale Governo, ma pure il Mas (Movimiento al socialismo) di cui è stato dal 2006 al 2019 leader indiscusso.
Come si vede diversi cambiamenti politici potrebbero avverarsi nel medio termine e portare a cambiamenti che, fino a pochi anni fa, sembravano impossibili da realizzarsi. A questo punto bisognerà vedere quali saranno le mosse degli Usa in un’area del continente che vogliono avere sotto il loro controllo diretto.
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