Il 4 ottobre a Milano un evento per la pace con le canzoni di Fabrizio De André
Il giorno 4 ottobre alle ore 16 presso il CAM di via Lessona n. 20, a Milano, organizzato dall’Associazione di volontariato “Amici della mente OdV” che opera all’interno del Dipartimento di salute mentale della ASST Fatebenefratelli-Sacco di Milano, si terrà un evento nato dall’urgenza di resistere e reagire a ogni forma di disumanizzazione collettiva, che minaccia in modo sempre più insidioso il rispetto e la tutela dei diritti umani. In particolare si vuole offrire un contributo alla lotta contro la cultura della guerra, nella convinzione che l’arte, e in particolare la canzone d’autore, possa ancora oggi scuotere le coscienze e accendere domande, anche laddove le risposte sembrano già dettate da poteri forti. È da qui che prende vita questo evento, inserito nel progetto “Faber in mente.
Il pensiero e l’opera di Fabrizio De André per il “benessere psicologico”, un progetto che “Amici della mente” porta avanti da più di dieci anni e che intende omaggiare Fabrizio De André attraverso un percorso musicale e narrativo centrato sul tema della guerra. Il titolo: “Dei morti in battaglia ti porti la voce” è stato tratto da “La guerra di Piero”, una delle canzoni più iconiche sul tema della guerra, di tutta la produzione del cantautore genovese. Un tema che attraversa la sua opera in modo profondo e sfaccettato, assumendo toni che vanno dalla denuncia etico-politica alla pietà umana per le vittime, passando per un’aspra critica ai meccanismi di potere che la generano e la alimentano. La sua visione è coerente con un pensiero libertario, pacifista e umanista, che mette al centro gli ultimi, gli emarginati e i perdenti della Storia.
In questa cornice, il programma propone l’approfondimento di alcuni aspetti specifici che, secondo Gabriele Catania, ideatore del “format”, sono rappresentativi del pensiero di Fabrizio De André sull’argomento guerra. Sei canzoni. Sei visioni. Sei ferite aperte nella memoria collettiva. Ognuna sarà introdotta dalla lettura di riflessioni dello stesso De André: parole lucide, affilate, capaci di denunciare, spiegare, prendere posizione. Un modo per far parlare l’autore non solo come musicista, ma come intellettuale, poeta, uomo di profonda coscienza civile.
Si inizia con il tema del genocidio inteso come violenza sistematica e distruttiva verso un popolo o una comunità. Le canzoni che verranno eseguite su questo penoso argomento, sono diverse per tempo e ambientazione, ma unite da uno stesso orrore: la violenza cieca e sistematica contro popoli inermi: la violenza genocida mascherata da “progresso”. In queste canzoni De André compie un’operazione poetica e politica altissima: trasforma il genocidio in memoria, la vittima in narratore, la canzone in atto di resistenza. La sua è una forma di giustizia poetica: dove il potere cancella, lui scrive; dove la Storia tace, lui canta. È un umanesimo radicale e compassionevole, che si imprime sulla memoria collettiva per ricordarci di non perdere la nostra essenza umana.
Il secondo tema è quello della responsabilità etica del singolo. Non basta dire “no” alla guerra: bisogna interrogarsi su cosa significhi, oggi, essere responsabili. Questa è un’altra delle convinzioni profonde del pensiero avverso di De André sulla guerra. Un esempio prezioso di tutto questo, si può trovare nel testo della canzone La guerra di Piero, nella quale si racconta di un soldato che, di fronte al nemico, sceglie di non sparare. Un gesto che gli costa la vita, ma che salva la sua umanità. Piero muore non solo per la guerra, ma contro la guerra. La sua esitazione è l’atto più coraggioso possibile: disobbedire al comando per obbedire alla coscienza. La sua morte è una scelta non solo fisica, ma anche etica, poiché muore per non voler essere un assassino. In questo il testo, De André mette in evidenza, per la prima volta, il tema della responsabilità individuale all’interno della disumanità collettiva della guerra. L’azione del milite in guerra entra in scena per ricordare il conflitto tra l’obbedienza cieca all’autorità e il dovere etico di difendere i valori umani anche con lo scopo di sottolineare la sua importanza storica, da quando dopo la Seconda guerra mondiale, questo tema è stato messo in primo piano dai processi di Norimberga: molti imputati nazisti si difesero sostenendo di aver “solo obbedito agli ordini”.
L’ultimo tema previsto nella scaletta dello spettacolo e quello del legame doloroso tra la guerra e l’amore. De André racconta la guerra non dal punto di vista dell’eroismo, ma dalla parte delle vittime, dei perdenti e in questo contesto l’amore diventa spesso resistenza, rifugio, salvezza ma soprattutto memoria dolorosa. La guerra è assurda, ingiusta, priva di senso: non c’è gloria, solo morte e dolore. Un dolore collettivo e allo stesso tempo individuale per quelle persone che devono affrontare la perdita degli affetti più cari. Nelle sue canzoni su questo tema, guerra e amore si intrecciano spesso in modo profondo e lirico, in una narrazione densa di partecipazione empatica. Ascoltandole il dolore di chi aspetta invano il ritorno dalla guerra della persona amata, lo si sente vicino come un’entità fantasmatica triste e rassegnata che ci fa compagnia per non farci sentire troppo soli di fronte al vuoto esistenziale della perdita. Anche in questo caso, De André, con le sue canzoni, scava nella profondità umana per cercare il bene, anche in mezzo alla barbarie: il bene rappresentato dall’amore. L’amore che è anche la ragione della diserzione: non solo l’amore romantico, ma l’amore per la vita, per la pace, per l’altro. Qui la contrapposizione non è retorica, ma esistenziale: è una scelta su che tipo di uomini vogliamo essere.
In chiusura dello spettacolo, verranno proposti alcuni brani di autori particolarmente apprezzati da Fabrizio De André, come Enzo Jannacci e Ivano Fossati che hanno affrontato il tema della guerra con la sua stessa intensità umana. Questi contributi musicali, interpretati dal gruppo “Gli Eretici”, arricchiranno ulteriormente la profondità dei contenuti proposti, offrendo al pubblico un’esperienza emotiva e riflessiva capace di amplificare il messaggio etico e poetico che si intende trasmettere.
