Una gran mole di turisti, dopo il Covid, si è riversata nelle città italiane. Andrea Carandini, fra i più importanti archeologi italiani, al Messaggero racconta la “sua” Roma e di come la narrazione sia errata e non trasmetta l’idea di ciò che la Capitale è realmente: “Il Fascismo cercava di far capire la romanità anche se poi la usava a fini propri politici del tutto sbagliati. Penso al grande plastico di Roma imperiale del Gismondi che oggi è all’Eur, un grande atto “democratico” per far capire com’era Roma. Da quell’epoca non è stato fatto più niente. Serve rilanciare la cultura: noi concepiamo dei musei non per spiegare le città ma solo per esporre statue e pitture. È sbagliato: le città non sono fatte di statue e sculture. Non possiamo vivere solo di statue e sculture. La città è un organismo che va raccontato, soprattutto una città come Roma“.
Il progetto dei Fori del Campidoglio, però, non va in questa direzione: “Questo progetto, fosse stato pure il più bello e intelligente del mondo, andava accompagnato dalla creazione di un vero Museo di Roma: se manca il luogo della spiegazione, la gente non capisce nulla. E continua a farsi il selfie e ad andare avanti come pecore. Così è assurdo”. L’idea di utilizzarlo per installazioni temporanee, secondo l’esperto, è un po’ ridicola: “Per attualizzare l’antichità noi ci mettiamo delle opere d’arte contemporanee. Ma è stupido pensare di attrarre i giovani mettendo i blue jeans a La Bohème di Puccini”.
Carandini: “Abbiamo una missione civilizzatrice”
Per Andrea Carandini, “Noi abbiamo una missione civilizzatrice e cosmopolitica che è quella di istruire e spiegare al resto del mondo come è nata la civiltà occidentale, quali erano i suoi valori fondanti, quali abbiamo conservato e quali abbiamo accantonato. I nostri musei non raccontano minimamente né la città antica né la moderna dove, però, almeno ci cammini in mezzo”. Dunque la Roma antica e quella dell’alto medioevo sono da spiegare ai turisti per comprenderne a fondo la storia.
Secondo l’esperto ex presidente del FAI, “La visione urbanistica dovrebbe avere di base una visione culturale. Freud venne a Roma e la conosceva perché l’aveva studiata. Oggi si vive nel “presentismo” come gli animali che non hanno passato e vivono in un eterno presente. Così avremo sempre e solo truppe di gente che attraversa la città, sul tram, a piedi o in bicicletta, senza capire cos’è Roma. Vanno sul Palatino, non capiscono nulla. Nei Fori e non capiscono nulla. Vogliamo spiegare che di fronte al Colosseo c’è la Domus Aurea e che al posto del Colosseo c’era un lago?”. A Il Messaggero, l’esperto archeologo conclude: “Dobbiamo dare gli strumenti di comprensione e conoscenza della città. Qual è il fine che ci proponiamo? Di trasmettere la cultura agli altri o lasciarli come bestie che girano sul tram archeologico? Al momento sembra tutto solo un Disneyland attrezzato, una Cinecittà World spostata sotto il Colosseo. I Fori Imperiali non possono essere il “portale” di Roma. Hanno lasciato cadere la parte più culturale del progetto, il Museo di Roma, per concentrarsi sulle cose facili che richiedono meno impegno”.