Ieri abbiamo saputo subito della morte di Angelo Abbondio e come spesso accade in questi casi, assieme al dolore, subentra il rammarico per non averlo sentito da tempo unito ai ricordi che ce l’hanno fatto sentire amico vero. Sul rammarico ci siamo ridetti che occorre vivere il presente, nessun buon proposito per domani vale la minima parte di ciò che ci riserva la vita in ogni istante. E poi i ricordi servono per dare i giusti meriti a chi non c’è più.
Angelo lo avevamo conosciuto nei primi tempi della Compagnia delle opere e negli anni ci sono state anche occasioni di condivisione dei percorsi professionali. In primis la nascita di Cdo Previdenza, un fondo pensioni integrativo per i soci dell’associazione, tema affrontato con lucida lungimiranza.
Da lui abbiamo imparato tanto, soprattutto il metodo con cui affrontare i problemi, molto pragmatismo e lettura attenta dei dati. Come gli addetti ai lavori sanno, e ci scusiamo con chi non ha dimestichezza con la finanza, lui amava le analisi fondamentali basate su bilanci e budget e diffidava delle cosiddette analisi tecniche che fondano le loro ragioni sulle serie storiche e su altri dati comportamentali delle borse.
Con lui (in questo caso parlo come Graziano Tarantini) ho condiviso l’esperienza della Fondazione Cariplo, nella quale facevamo entrambi parte della Commissione patrimonio. Ricordo una lunga discussione che lo aveva visto protagonista, che verteva sul fatto di includere o meno l’investimento in Banca Intesa nel benchmark che dovevamo indicare per gli investimenti dell’intero patrimonio. Angelo con il suo rigore tecnico voleva includere la quota di azioni di Banca Intesa e ciò creava qualche problema gestionale. Conoscevo bene le legittime preoccupazioni del presidente Guzzetti, così mi feci carico di una mediazione e Angelo spesso me lo ha ricordato ringraziandomi, aggiungendo sempre: “saresti un ottimo politico”. E lo diceva, ahimè, seriamente, come era nel suo stile.
Con Angelo parlavamo anche della comune appartenenza a Comunione e Liberazione, quindi della sua grande amicizia e stima soprattutto per don Giussani e Giorgio Vittadini. Quest’ultimo compagno straordinario di noi tre, in anni che non ci siamo mai stancati di definire memorabili. Ebbene Angelo, anche sulle questioni riguardanti la fede, usava il medesimo metodo con cui leggeva e interpretava i listini di borsa. Nessun pregiudizio, solo dati, e così rendeva la fede credibile. Soprattutto per questo un grande grazie a Angelo, scusandoci per la nostra mancanza, e certi adesso dell’abbraccio di Dio.
Paolo Fumagalli, Graziano Tarantini