Anna Siena, curata per sciatalgia ma era incinta: morta/ Fredella “Incredibile…”

- Davide Giancristofaro Alberti

Anna Siena è morta a Napoli per una diagnosi sbagliata: era stata curata per lombosciatalgia ma in realtà era incinta. A Storie Italiane la ricostruzione della vicenda

Sala operatoria in ospedale Sala operatoria in un ospedale (Pixabay)

A Storie Italiane il caso della 36enne Anna Siena, morta presso l’ospedale Vecchio Pellegrini di Napoli e per cui sono stati iscritti sul registro degli indagati due medici, sotto accusa per omicidio colposo. Il decesso è avvenuto più di due anni fa, il 18 gennaio del 2019, dopo che la stessa vittima aveva accusato dei forti dolori muscolari.

La dottoressa che per prima la visitò stabilì che fosse lombosciatalgia, ma in realtà la situazione era ben più grave: “Il 15 gennaio del 2019 – racconta la sorella di Anna Siena al programma di Rai Uno – mia sorella si lamentava per dolori alla schiena e alla pancia, mia mamma l’accompagnò in ospedale a mezzogiorno, venne visitata su una sedia e le venne detto che fosse lombosciatalgia: le diedero un antidolorifico poi la rimandarono a casa. Mia mamma è tornata in ospedale in seguito chiedendo di poter fare un’ecografia ma la dottoressa disse di no”.

ANNA SIENA, MORTA DOPO TRE GIORNI PER DIAGNOSI SBAGLIATA: DUE MEDICI INDAGATI

“Dopo tre giorni, il 18 gennaio – racconta ancora la sorella – Anna si sveglia dicendo di avere caldo, ma mia mamma dopo averla toccata notò che invece era fredda. Andarono quindi in ospedale, la visitarono, e poco dopo ci dissero che era morta. Dopo 15 giorni dall’autopsia ci dissero che fosse incinta di 34 settimane: mia sorella non sapeva di essere incinta e quel dolore era a causa del travaglio, un caso di gravidanza criptica”. Francesco Fredella, in collegamento con il programma di Rai Uno, commenta: “Mai sentito una cosa simile in vita mia, io non faccio il medico, ma se davvero fosse così come si dice che l’ecografo fosse rotto, sarebbe una cosa molto molto grave”. La procura di Napoli ha iscritto nel registro degli indagati i due medici che visitarono la donna il 15 gennaio. “Sarebbe bastata una ecografia – raccontano gli avvocati Angelo e Sergio Pisani – e la ragazza si sarebbe potuta salvare, attraverso un intervento chirurgico”.





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