Duro colpo per i docenti che hanno svolto tanti anni di servizio in una scuola paritaria, non potendoli conteggiare nella "carriera".
Una nuova sentenza della Corte di Giustizia europea ha previsto che gli anni di servizio svolti in una scuola paritaria non possono essere riconosciuti alla fine della carriera.
Migliaia di docenti che hanno insegnato in un ente non statale dunque, si ritroveranno senza scatti stipendiali. Una conclusione “agghiacciante” a fronte dei molteplici reclami giunti ormai da tempo.
Anni di servizio nella scuola paritaria “nulli”
Diversi insegnanti che avevano reclamato di far valere i loro anni di servizio svolti nella scuola paritaria oggi hanno ricevuto una notizia “inaspettata” e “deludente”: per la Corte di Giustizia Europea non c’è compatibilità.
Nonostante le scuole paritarie siano un servizio pubblico per l’istituzione CGUE non essendo statale, gli scatti salariali non potranno essere considerati parte della carriera degli insegnanti.
I giudici hanno valutato minuziosamente i ricorsi dei docenti, ma la sentenza ha reputato “lecito e non discriminatorio” la differenziazione tra le paritarie e le statali.

Gli svantaggi della sentenza
É evidente che la nuova pronuncia abbia spiazzato numerosi docenti, convinti di poter far valere gli anni d’insegnamento presso la paritaria. Una simile conclusione invece, li penalizzerà per il basso punteggio in graduatoria, rendendo complesso l’inserimento di ruolo.
Ma c’è di più, perché non potranno esser considerati neppure ai fini stipendiali, dunque niente crescita economica per gli anni trascorsi nelle paritarie.
Tuttavia l’ANIEF, nonché l’Associazione Sindacale Professionale, non si arrende e mira a proseguire con gli obiettivi della vertenza: riuscire a convincere a non penalizzare l’esperienza nella paritaria (che è pur sempre un servizio pubblico).
La missione del sindacato è semplice quanto intensa, perché reputa ingiusto che un insegnante debba rassegnarsi all’idea di dover “gettare” gli anni di grande valore nelle scuole paritarie solo perché non sono statali.
L’intento è assegnare il giusto riconoscimento e la dignità che meritano i docenti che ogni giorno svolgono un lavoro che va oltre il semplicemente fine “scolastico”. Occorre dunque cambiare la legislazione.
