SVOLTA IN PALESTINA: L’ANP TOGLIE L’INDENNITÀ PER I “MARTIRI”, ECCO COSA VUOLE DIRE
L’abolizione dell’indennità alle famiglia di prigionieri palestinesi è una notizia passata un po’ in chiaroscuro nelle scorse ore, e non poteva essere altrimenti visto che contemporaneamente in poche ore rischiava di saltare la tregua in Medio Oriente tra Israele e Hamas. Eppure qualcosa si muove in Palestina, o meglio presso l’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) in vista del futuro della Striscia di Gaza. Sebbene il piano di Trump sullo spostamento dei palestinesi fuori dal territorio di Gaza City per il futuro finale dell’accordo di pace – unito al congelamento della consegna degli ostaggi attuata da Hamas – rischiano di far saltare una faticosa intesa diplomatica, quanto avvenuto con un decreto di Abu Mazen (o Mahmoud Abbas) può avere una sua importanza chiave per il prosieguo di chi effettivamente dovrà occuparsi della Striscia dopo la cacciata di Hamas.
Secondo quanto svelato dal quotidiano panarabo Asharq Al-Awsat, l’ANP ha annunciato la fine del sistema “Pay-for-Slay”, ovvero appunto l’indennità che veniva concessa fino a ieri a tutte le famiglie di prigionieri e presunti “martiri” islamici palestinesi. Dopo le lunghe pressioni dell’Amministrazione Biden, è stata la svolta impressa con la Presidenza Trump a convincere probabilmente Abu Mazen tanto da scardinare un sistema presente da anni ormai e che secondo Israele è una delle cause principali del rinnovato terrorismo palestinese anti-Stato ebraico. Il decreto firmato dall’ANP nel concreto arriva a ristrutturare l’intero sistema di sicurezza sociale, ponendo appunto fine ai benefici in denaro che venivano elargiti alle famiglie dei prigionieri detenuti in Israele, o uccisi in “battaglia” contro il nemico israeliano.
LE PRESSIONI USA SULL’ANP INIZIANO A FUNZIONARE: SUL DESTINO DI GAZA PERÒ…
Parlando sempre col quotidiano palestinese, un funzionario dell’ANP (che rimane anonimo, ndr) sottolinea che la nuova legge inaugurata da Abu Mazen di fatto annulla lo “stipendio” progressivo che veniva garantito per il solo essere prigioniero in mano ad Israele: fino a oggi infatti più erano gli anni di detenzione, più saliva l’indennità erogata dall’Autorità per gli Affari dei Prigionieri. Il che, si può intuire, era una forma di “induzione” all’azione contro l’esercito israeliano, in quanto stabiliva per molte famiglie sull’orlo della povertà sotto il regime di Hamas una possibilità concreta di sopravvivenza sociale ed economica.
Una forma di pagamento ora rimarrà comunque anche se non sarà più conteggiata in base agli anni di prigionia (e dunque per chi compie reati più atroci/gravi) ma in base allo status sociale della famiglia in difficoltà del prigioniero e/o “martire” islamico. Le pressioni dell’amministrazione americana sono dunque servite, almeno con l’ANP, per provare a modificare qualcosa di un vasto statuto ancora tutto da chiarire per ipotizzare un futuro post-Hamas nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania. Resta il tema però di una tregua che ancora è purtroppo molto fragile e che in queste ore, come abbiamo visto ieri, viene messa a dura prova dopo i piani di Trump sul futuro di Gaza e dopo le corrisposte violazioni dell’accordo da parte di Hamas e Israele: ancora stamattina il Presidente Usa ha invitato l’alleato Netanyahu a rompere la tregua qualora Hamas proseguisse nel non consegnare gli ostaggi israeliani. Il leader dell’ANP stessa ha già fatto sapere al Presidente Trump di non poter accettare un futuro dove il popolo palestinese venga espropriato della propria terra.
أصدر الرئيس الفلسطيني محمود عباس، الاثنين، مرسوماً رئاسياً أحدث بموجبه تغييراً جوهرياً على طريقة دفع المخصصات المالية للأسرى في السجون الإسرائيلية، والشهداء، والجرحى، وذلك بهدف تجنب الاقتطاعات المالية الإسرائيلية الجائرة، والدعاوى القضائية أمام المحاكم الإسرائيلية والأميركية.… pic.twitter.com/B0D0krzvgp
— Asharq News الشرق للأخبار (@AsharqNews) February 10, 2025