I dati satellitari mostrano – per la prima volta dal 1980 – un cospicuo incremento di massa della calotta dell’Antartide tra il 2021 e il 2023 dopo decenni di perdite record (142 gigatonnellate l’anno fino al 2020) con il continente bianco che ha accumulato 108 miliardi di tonnellate di ghiaccio annui, invertendo un trend drammatico e offrendo un temporaneo sollievo all’innalzamento degli oceani (-0,3 mm/anno); la scoperta, pubblicata su Science China Earth Sciences, ha dell’incredibile in quanto quattro bacini dell’Antartide orientale – Totten, Denman, Università di Mosca e Vincennes Bay – un tempo simboli dello scioglimento accelerato, oggi mostrano creste glaciali rinvigorite da nevicate atipiche.
I ricercatori dell’Università di Tongji – analizzando i satelliti GRAC – hanno mappato un’inversione che non ha paragoni: tra il 2011 e il 2020, l’Antartide orientale perdeva ghiaccio tre volte più velocemente degli anni ’90; oggi, invece, guadagna massa come un paziente in ripresa dopo un coma, la causa? Un mix di venti polari rafforzati e umidità oceanica convertita in bufere, presumibilmente legati all’indebolimento della corrente a getto polare ma proprio il riscaldamento globale – accusato di erodere i ghiacci – potrebbe aver innescato questo effetto tampone come spiegò già nel 2018 il glaciologo Peter Neff: “Più calore significa più evaporazione, quindi più neve alle latitudini estreme”.
Un meccanismo noto – certo – ma mai osservato con questa intensità ma nonostante ciò, c’è chi avverte prendendo ad esempio la Groenlandia che nel 2008 visse un’analoga tregua, durata 18 mesi ma poi lo scioglimento riprese più violentemente.
Antartide, ghiaccio e speranza: il rebus climatico che divide la scienza
Mentre i negazionisti climatici etichettano lo studio come prova di un “allarmismo infondato”, la comunità scientifica invita alla prudenza: si tratta difatti di un fragile recupero come avverte Eric Rignot, coautore della ricerca in quanto i modelli prevedono infatti che, superati i +2°C globali, l’aumento delle temperature oceaniche annullerà ogni beneficio delle precipitazioni e il rischio è un’accelerazione dello scioglimento dei ghiacci marini.
La speranza però la riscontriamo passato: nel 1979 – dopo un decennio di raffreddamento – si pensò a una nuova era glaciale però poi – dagli anni ’90 – avvenne un crollo verticale ma ad oggi è opportuno evitare trionfalismi e catastrofismi, riconoscendo l’ambiente come un sistema di complesse relazioni, e forse, in quelle 108 tonnellate in più, c’è l’invito a rivedere i nostri modelli e di non abbassare la guardia perché l’Antartide – come un vecchio saggio – ci insegna come la resilienza sia un atto di conquista quotidiana.