De Donno e Mori in Commissione Antimafia svelano retroscena sul dossier Mafia Appalti, attaccati da Pd-M5s: ecco perché è ingiusta la critica agli ex ROS
CAOS NELL’AUDIZIONE DI MORI E DE DONNO IN ANTIMAFIA: LE ACCUSE DI M5S (E PD) NONOSTANTE L’ASSOLUZIONE DEGLI EX ROS
Finiti nel tritacarne mediatico per anni, passati da centinaia di udienze e processi, salvo però essere pienamente assolti da ogni pesante accusa: gli ex ufficiali del ROS Mario Mori e Giuseppe De Donno sono stati i protagonisti dell’ultima Commissione Parlamentare Antimafia, rivelando alcune importanti novità sulle inchieste che i giudici Falcone e Borsellino stavano seguendo prima degli spregevoli attentati nel 1992. Ma in questa riunione davanti ai parlamentari qualcosa di grave, politicamente, è avvenuto dato che alcune insistenti domande di membri M5s e Pd hanno tentato di rimettere in discussione sentenze passate in giudicato, seguendo lo schema “ipotetico” dell’ex procuratore di Palermo – oggi senatore 5Stelle – Roberto Scarpinato.
Lo scontro a quel punto è servito, con il Centrodestra che prende le difese di Mori e De Donno e con le opposizioni che attaccano sia i due ex ROS che la presidente della Commissione Antimafia Chiara Colosimo (FdI), con il leader M5s Conte che addirittura parla di «depistaggio istituzionale» in quanto «si sta indagando solo sulla strage di Via D’Amelio», spingendo invece la relazione finale della Commissione «focalizzata su una pista che stravolge la verità dei fatti».
Il tema è complesso ma fino ad un certo punto: secondo la ricostruzione degli inquirenti che lavorarono a stretto contatto di Falcone e Borsellino, è il dossier “Mafia Appalti” su cui indagavano i due giudici prima della loro morte che sarebbe all’origine dei motivi per cui Cosa Nostra decise di eliminarli. Non solo, De Donno e Mori hanno spiegato come vi sarebbero prove documentali – ignorate nel tempo in questi 30 anni di processi – che spiegherebbero come l’allora procuratore Pietro Giammanco avrebbe ostacolato l’emergere del dossier “Mafia Appalti”, non considerandolo primario e seguendo invece altre tesi poi smontate negli anni dai vari processi (svelando depistaggi, e non solo).
All’apice dello scontro in Commissione, i parlamentari M5s in un comunicato accusano Mori di aver detto il falso nel riportare come il giudice Falcone denunciò la Procura di Palermo per aver insabbiato le indagini di “Mafia Appalti”: eppure anche su questo punto, nei verbali documentati e presentati all’epoca dei fatti, quanto raccontato dall’ex generale dei ROS è del tutto veritiero.
RIVELAZIONI DE DONNO E MORI SUL DOSSIER “MAFIA APPALTI”: LE INQUIETANTI NOVITÀ CHE EMERGONO
In serata è ancora il Presidente del M5s Conte, in una nota che cita difende i propri parlamentari (ex giudici) Cafiero de Raho e Scarpinato, a parlare di «bavaglio» del Governo contro «la verità»: «oggi il centrodestra ha incardinato la sua proposta con cui punta a estromettere Roberto Scarpinato e Federico Cafiero De Raho dalla commissione stessa», denuncia l’ex Premier. Il tema però nasce non da un tentativo “eversivo” di mettere al bando la verità, bensì la discussione su come gli esponenti M5s e Pd abbiano tentato di porre domande “tendenziose” contro l’operato di De Donno e Mori che già sono stati assolti da ogni accusa.
Sebbene siano stati i parlamentari del Movimento 5Stelle in Commissione a spingere per ribadire le tesi di Scarpinato (già più volte pubblicate dal “Fatto Quotidiano” negli anni all’interno della presunta Trattativa Stato-Mafia, ndr), alcune domande poste da Provenzano e Verini – in quota Pd – denunciando quantomeno una possibile “superficialità” nell’accasarsi sulle teorie senza approfondire la realtà dei fatti e delle sentenze. E così quando Verini ha chiesto – scrive il “Dubbio” – il perché le novità sul dossier “Mafia Appalti” sia avvenuto solo anni dopo le indagini di Borsellino, in realtà Mori e De Donno avevano già risposto (spiegando che in realtà all’epoca dei fatti non venne ritenuta credibile la loro posizione dai magistrati dell’epoca).
Oggi la procura di Caltanissetta, anche grazie all’opera di desecretazione della Commissione Antimafia diretta da Colosimo, può finalmente indagare facendo luce sull’enorme patrimonio di documenti che per oltre 30 anni avrebbe potuto smontare le tesi giudiziarie contro i vari collaboratori dei due giudici antimafia, su tutti De Donno e Mori. Secondo una lunga nota dei parlamentari di Forza Italia in Commissione, la torbida vicenda del dossier “Mafia Appalti” archiviato all’epoca fa emergere responsabili che ora sarà possibile indagare per valutare le eventuali mancanze e/o dolo nella gestione delle indagini sulla morte dei due giudici palermitani. Intanto però lo scontro politico, prima ancora che giudiziari, è più acceso che mai.