I destini di Antonio Chichiarelli e Mino Pecorelli si sono incrociati in maniera oscura ma significativa, in particolare nel contesto del terrorismo in Italia negli anni ’70 e ’80. La giustizia ha stabilito che il noto falsario, di cui si parla stasera a Cose Nostre su Rai 1, partecipò alla fase preparatoria del delitto: sarebbe stato coinvolto come parte della rete operativa o logistica. Dopo l’omicidio del giornalista e direttore della rivista Osservatore Politico (OP), il falsario confezionò delle false schede brigatiste, contenenti diverse informazioni su alcuni personaggi pubblici, tra cui Pecorelli, ritrovate in un taxi con oggetti legati al caso Aldo Moro, con l’intento di creare confusione e deviare le indagini.
La moglie di Chichiarelli raccontò che Pecorelli era stato ucciso in quanto aveva scoperto informazioni sul sequestro Moro, rafforzando l’idea che il delitto fosse stato motivato dal contenuto delle inchieste del giornalista, soprattutto quelle relative alla P2 e al leader della Democrazia Cristiana.
Inoltre, la segretaria e compagna di Pecorelli testimoniò di aver riconosciuto Chichiarelli come colui che li aveva pedinati nei giorni precedenti al delitto, particolare che rafforza la tesi del suo coinvolgimento operativo nella preparazione dell’omicidio.
GLI INTRECCI TRA ANTONIO CHICHIARELLI E IL DELITTO PECORELLI
Dunque, Antonio Chichiarelli non è l’esecutore materiale dell’omicidio di Mino Pecorelli, ma fu coinvolto nei preparativi e nei depistaggi. Proprio questo coinvolgimento collega il delitto Pecorelli alla P2, al caso Moro e alla strategia della tensione. Il falsario avrebbe potuto dire con precisione cosa fosse accaduto, ma fu ucciso da killer misteriosi nel 1984.
Amico di due boss della Banda della Magliana e vicino ad ambienti più o meno riconducibili ai servizi segreti, Chichiarelli sarebbe stato un informatore del generale dei carabinieri Antonio Cornacchia. Stando a quanto rivelato dalla giornalista Raffaella Fanelli nel marzo 2023 ad Atlantide, il generale — iscritto alla loggia P2 — le rivelò che Chichiarelli, due giorni dopo il delitto Pecorelli, avrebbe fatto una chiamata anonima al procuratore capo di Roma, Giovanni De Matteo, che si stava occupando del caso con Domenico Sica, facendo il nome di Licio Gelli come mandante e collegando la morte di Pecorelli a quella di Vittorio Occorsio, magistrato che stava indagando proprio sulla P2 prima di essere ucciso.