ANTONIO LOGLI, LETTERA DAL CARCERE/ “Profonda rabbia. Voglio bene a Roberta Ragusa..”

- Dario D'Angelo

Antonio Logli, la lettera dal carcere a Gianluigi Nuzzi e Francesca Carollo di Quarto Grado: "Difenderei Roberta Ragusa a costo della mia vita".

roberta ragusa antonio logli 640x300 Roberta Ragusa e Antonio Logli

Antonio Logli continua ad urlare la sua innocenza dal carcere dov’è detenuto in seguito alla condanna della Cassazione a 20 anni di reclusione per l’omicidio della moglie Roberta Ragusa. L’uomo ha scritto una lettera indirizzata a Gianluigi Nuzzi e Francesca Carollo, rispettivamente conduttore e giornalista di Quarto Grado. Nella missiva l’uomo scrive: “Vi ringrazio di dare voce alle mie parole. Come sapete la mia condanna è diventata definitiva. E questa condanna, profondamente ingiusta, ha scatenato in me, in quanto innocente, una rabbia profonda. Ma soprattutto ha condannato i miei figli a dover vivere senza il loro padre”. Logli continua: “Una giustizia che sorda è andata a senso unico e non ha voluto ascoltare ben due testimoni: Filippo Campisi e Cinzia Palagi che hanno urlato a gran voce le loro testimonianze. Il primo ha visto Roberta uscire dal cancellino di casa la sera della sua scomparsa, salire su un Suv di colore scuro con a bordo un uomo e dirigersi verso Pisa”.

ANTONIO LOGLI: “VOGLIO BENE A ROBERTA RAGUSA”

Logli parla anche della seconda testimonianza, quella di Cinzia Palagi, la donna che ha detto di aver visto Roberta Ragusa “il giorno dopo al supermercato ‘Eleclerc Conad’ di Madonna dell’Acqua”. L’uomo insiste:”Sono stato condannato per quello che ho detto, per quello che non ho detto, per le espressioni del mio viso. Qualunque cosa abbia o non abbia fatto è servita per condannarmi. Ero stato condannato da tutti già prima dei processi anche grazie alle false notizie dei giornali e delle tv. Nessuno mi ha mai valutato per ciò che sono: un padre affettuoso che ama i propri figli, un marito che seppure innamorato già da tempo di un’altra donna vuole bene alla madre dei propri figli e la difenderebbe a costo della propria vita, da tutto e da tutti. Non auguro a nessuno ciò che ho subito insieme alla famiglia da quando è scomparsa Roberta: adesso sono detenuto in carcere ingiustamente e prego Dio ogni giorno intensamente perché Lui vede e provvede. Vivo questa terribile esperienza a testa alta, con la serenità di chi è innocente. E vi garantisco che lotterò con tutto me stesso fino a quando avrò vita per dimostrare la mia innocenza.”





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