Non c’è solo Francesco Piccolo, tra gli scrittori che Annalena Benini, la giornalista e conduttrice di Romanzo Italiano, incontra a Caserta nella puntata di oggi. L’altro è Antonio Pascale, uno degli autori più prolifici del territorio campano e non solo. Alla città dov’è cresciuto, Caserta, appunto, Pascale ha dedicato le opere La città distratta e Ritorno alla città distratta. La Benini si propone di approfondire il suo rapporto con la sua terra d’origine, che lo ha ispirato e che in qualche modo ha fatto da protagonista di alcuni dei suoi lavori di maggior successo. Antonio è nato a Napoli nel 1966 e nella vita, oltre a scrivere libri, fa il giornalista e il blogger. Nonostante i natali partenopei, Pascale è cresciuto a Caserta, salvo poi trasferirsi a Roma nel 1989 per dedicarsi all’impiego di ispettore del Ministero delle Politiche Agricole. Oltre a ciò, ha scritto per il teatro e la radio e collaborato con Il Mattino, Lo Straniero, Limes, Corriere della Sera, salmone.org e newclear.it. Il suo blog è ospitato da Il Post.
Antonio Pascale si racconta
In un’intervista rilasciata a lemeraviglie.net, Antonio Pascale parla di letteratura dal duplice punto di vista di lettore e scrittore. Per diverse case editrici, Pascale ha pubblicato La manutenzione degli affetti, Passa la bellezza, S’è fatta ora e Le attenuanti sentimentali, mescolando alla perfezione intelligenza e humour. Merito della sua formazione e del suo ‘studio’ su saggi, romanzi e libri per ragazzi, perché sono proprio questi i generi che predilige: “Dai saggi imparo molto, dai romanzi meno (più che altro è una questione di forma narrativa, a volte la trovo usurata) e dai libri per ragazzi una dose piacevole di ingenuità”. La sua autrice preferita è Alice Munro; il libro che avrebbe voluto scrivere, La signora con il cagnolino di Cechov. Non mancano i classiconi e gli ‘intellettuali veri’ (come dice lui) Aristofane e Mark Twain, ma c’è anche Paperissima, tra le sue principali fonti d’ispirazione. Questo è il tipo di humour che ama di più: “In verità mi piace la comicità, stile Paperissima, altrimenti quel tipo di humour usato come difesa dalla morte, quello mi piace, l’importante è che sia diretta principalmente verso te stesso o verso i membri del tuo stesso club, insomma scompagini invece di impaginare certezze”.
L’umorismo di Antonio Pascale
Le sue battute, uno degli elementi caratteristici del suo stile, sono un po’ il frutto degli anni che ha trascorso nella sua Caserta. A domanda precisa sulla loro genesi, Antonio Pascale risponde: “Dunque, alcune sono di derivazione casertana, cioè nascono dall’abitudine al bar e allo sfottò, alte, la maggioranza le indovino (se le indovino) costruendo delle storie (quando riesco a costruirle). Comunque il metodo è sempre lo stesso, un difetto, un tic, diventa motivo di gioco e quindi, si spera, di conoscenza”. Poi parla dei personaggi, e ammette di rifarsi sempre a quello che già conosce: “Sì, sempre. Gli scrittori che si documentano sono bravi ma non li capisco, cioè non capisco come fanno (ed è questa la loro bravura) a documentarsi”. Quanto al genere umoristico, Pascale lo ritiene almeno un po’ sottovalutato, salvo per quella peculiare declinazione che è il sarcasmo, “un modo per giudicare i buoni e i cattivi e salvarsi l’anima”.