Antonio Tucci ucciso a bastonate, il caso al centro di Un giorno in pretura: il nipote Claudio Orlando condannato prima all'ergastolo poi a 30 anni

L’omicidio di Antonio Tucci, pensionato toscano, sarà al centro della nuova puntata di Un giorno in pretura, la trasmissione in onda questo sabato sulla terza rete di casa Rai. Era il 6 dicembre 2015 quando Antonio, anziano pensionato 71enne di Castel del Piano, in provincia di Grosseto, fu rinvenuto senza vita, intorno alle 16.30, all’interno della propria abitazione in piazza Rosa Guarnieri Carducci. L’uomo fu colpito da un bastone o da un colpo contundente fino alla morte. L’anziano viveva da due anni a Castel del Piano, era solo e riceveva assistenza dagli operatori Asl, come riferì La Nazione nei frangenti successivi all’efferato delitto. A trovare il cadavere dell’uomo fu una sua parente, insospettiva e preoccupata dal fatto che l’uomo non rispondesse alle sue telefonate. Intervennero prontamente le forze dell’ordine che si occuparono di mettere i sigilli all’abitazione e condurre le indagini in maniera serrata.



Sin dal principio non fu esclusa alcuna pista. L’uomo non era particolarmente conosciuto in paese e usciva molto poco se non per riscuotere la pensione. Pochi giorni dopo il delitto, il 10 dicembre 2015, il nipote di Tucci, Claudio Orlando di anni 47 fu arrestato con l’accusa di aver ucciso lo zio a bastonate.



OMICIDIO ANTONIO TUCCI UCCISO A BASTONATE

Sin dal giorno del suo arresto e così nei giorni successivi, Claudio Orlando, nipote della vittima Antonio Tucci ha sempre rifiutato ogni forma di collaborazione scegliendo la via del silenzio. Come riferì La Nazione in un articolo del marzo 2016, quando l’uomo si ritrovò di fronte al sostituto procuratore, Laura D’Amelio, dichiarò di non avere intenzione di rispondere ad alcuna domanda, ed anche di fronte alla richiesta di un prelievo di saliva rifiutò prontamente. Pur dichiarandosi innocente rispetto alle accuse, l’uomo rifiutò di collaborare con gli inquirenti e rendere note le sue ragioni. Dall’autopsia compiuta sull’anziano emerse che Tucci fu ucciso con un “oggetto contundente a forma affusolata” tanto da indurre subito gli inquirenti alla possibilità che potesse trattarsi di un bastone, probabilmente lo stesso che l’anziano con problemi di deambulazione usava dal momento che non sarebbe stato trovato nell’abitazione. Prima di essere colpito alla testa sarebbe stato raggiunto anche da un pugno (o più di uno) al volto vicino all’occhio. Il nipote, di contro, ha sempre sostenuto di essere stato in quella casa ma che lo zio era ancora vivo quando lui sarebbe andato via.



LE CONDANNE, DALL’ERGASTOLO A 30 ANNI

Ad armare il nipote, secondo gli inquirenti, sarebbe stata proprio la pensione dello zio Antonio Tucci, maggiorata della tredicesima, intorno ai mille euro. Di fronte al rifiuto di dargli i soldi però, secondo la ricostruzione, Orlando lo avrebbe brutalmente ucciso. Nel settembre 2017, al termine del processo a carico del nipote è giunta la sentenza di condanna all’ergastolo. La Corte d’Assise di Grosseto accolse le richieste del sostituto procuratore Giuseppe Coniglio, che aveva chiesto che l’imputato venisse condannato al carcere a vita per le accuse di omicidio aggravato e rapina aggravata. Per l’accusa l’uomo avrebbe ucciso al fine di impossessarsi della pensione e di alcuni oggetti di valore dello zio. Poco prima della sentenza di primo grado, il difensore di Orlando, l’avvocato Maria Pia Di Maio, nell’arringa difensiva, rivolgendosi ai giudici aveva detto che rischiavano di condannare un innocente. Dopo il ricorso in Appello nel novembre 2018, riferisce Il Tirreno, il nipote fu condannato a 30 anni poiché non uccise lo zio per soldi. I giudici fiorentini riformularono la condanna all’ergastolo escludendo un’aggravante che invece era stata contestata dalla Procura di Grosseto, ovvero quella del nesso teleologico.