La differenza nell’intelligenza tra giovani e anziani non è così marcata come si potrebbe pensare. A dimostrarlo è uno studio dell’università di Nottingham pubblicato sulla rivista scientifica “Developmental Review” e sul sito “The Conversation”. Condotta da Stephen Badham, psicologo, la ricerca dimostra che il gap di quoziente intellettivo tra le generazioni si è assottigliato, non per virtù del peggioramento dei giovani bensì per merito al miglioramento degli anziani, che fanno punteggi sempre più alti.
Badham ha spiegato: “Ho cominciato a incuriosirmi quando con il mio gruppo abbiamo notato risultati strani in laboratorio. Trovavamo differenze tra le classi di età molto ridotte, oppure assenti. Questo contrastava con le ricerche fatte prima degli anni Duemila”. Infatti la differenza si è assottigliata sempre più nel tempo ma non sarebbe per via delle causa generiche. Secondo Sartori, docente di neuropsicologia all’università di Padova, qualche decennio “è troppo poco perché l’evoluzione produca un effetto”. Ad influire, spiega a Repubblica, sarebbero gli stili di vita. “Gli anziani di oggi ricadono nell’onda crescente dell’effetto Flynn” secondo Sartori. Questo dimostra come il quoziente intellettivo sia cresciuto negli anni, indipendentemente dalle fasce d’età.
Anziani sempre più intelligenti: ecco il motivo
I giovani di oggi sono più sottoposti a stimoli differenti da quelli tradizionali: ad esempio, vengono più a contatto con schermi e meno con libri. Gli effetti di tutto ciò, secondo gli esperti, non sarebbero chiarissimi. Badham, psicologo dell’università di Nottingham, nei suoi studi durati 7 anni ha annoverato volontari, notando aspetti dell’intelligenza che migliorano con l’età, come le abilità linguistiche e il vocabolario, spiega Repubblica. Un’altra analisi condotta da Lumosity su 35 milioni di utenti nel 2013 ha mostrato che il declino del cervello comincia tra i 25 e i 30 anni.
Secondo Sartori “la prima funzione a peggiorare è la memoria, sia di lavoro che spaziale, oltre alla capacità di attenzione”. Tra i 20 e gli 80 anni la memoria perde il 20% del punteggio mentre le capacità aritmetiche resistono fino ai 40-50 anni e poi hanno una caduta. L’uso del linguaggio resta invece lo stesso fino ai 40 anni, scende di poco fino ai 60 e poi declina in modo più evidente dopo quell’età, sottolinea ancora Repubblica. Dunque, gli anziani conservano una buona proprietà di linguaggio in confronto ai giovani. Nonostante il declino della memoria, lo studio inglese dimostra che gli anziani si difendono ancora piuttosto bene.