I tre maggiorenni a processo con rito abbreviato per le vessazioni a carico di un 66enne di Manduria, Cosimo Antonio Stano, sono stati raggiunti nel pomeriggio di oggi da altrettante condanne al termine del primo grado. Pene dimezzate rispetto alle richieste del pm e per le quali ora le rispettive difese attendono le motivazioni del gup di Taranto. I tre condannati facevano parte della cosiddetta ‘banda degli orfanelli’ dal nome che avevano dato su Whatsapp al gruppo. Il giudice non ha riconosciuto però il sequestro di persona, ha confermato la tortura ma senza l’aggravante della morte come conseguenza del reato. Lorenzo Bullo, avvocato di Antonio Spadavecchia, uno dei due 19enni condannati ha asserito ai microfoni del Tg5: “Ci riserviamo e aspettiamo le motivazioni per fare anche le nostre valutazioni su quella è stata l’entità della pena”. Per gli altri 13 ragazzini che facevano parte della baby gang, a gennaio il giudice del tribunale dei minori ha deciso l’affidamento in prova ai servizi sociali. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
TRE MAGGIORENNI CONDANNATI
E’ giunta nel pomeriggio di oggi la sentenza per la morte dell’anziano Cosimo Antonio Stano, avvenuta il 23 aprile del 2019. Il gup di Taranto, come rivela Repubblica.it, ha condannato Gregorio Lamusta e Antonio Spadavecchia, entrambi 19enni, a 10 anni di reclusione mentre il 23enne Vincenzo Mazza a 8 anni e 8 mesi. Si tratta di condanne dimezzate rispetto a quelle richieste dal pm Remo Epifani che aveva avanzato la richiesta a 20 anni di reclusione. Le effettive condanne giunte questo pomeriggio sono invece risultate più basse perchè è stato escluso il reato di tortura. I periti nominati dal gup, ovvero il medico legale Roberto Vaglio e il professor Carmine Chiumarulo dell’Università di Bari, avevano invece sostenuto nella loro relazione che lo stress per le ripetute aggressioni subite nel corso degli anni poteva essere considerato concausa dell’ulcera gastrica perforante che portò al decesso dell’anziano. I tre imputati sono stati inoltre assolti dal reato di sequestro di persona. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
VERSO SENTENZA BABY GANG DI MANDURIA
E’ attesa per questo pomeriggio la sentenza da parte del gup di Taranto, Vilma Gilli, nei confronti dei tre ragazzi – due 19enne ed un 23enne – facenti parte della baby gang e che, secondo l’accusa, presero parte alle assurde aggressioni ai danni del 66enne di Manduria, Cosimo Antonio Stano, morto il 23 aprile dello scorso anno. A distanza di poco più di un anno dal decesso dell’anziano, dunque, arriva a conclusione il processo a carico dei tre giovani che hanno chiesto ed ottenuto di essere giudicati con la formula del rito abbreviato. I tre imputati rischiano di essere condannati a 20 anni di carcere. E’ questa la richiesta avanzata lo scorso 8 maggio, nella penultima udienza del processo, da parte del pubblico ministero Remo Epifani. Le accuse a loro carico sono pesantissime e riguardano a vario titolo i reati di tortura aggravata dalla sopraggiunta morte, lesioni personali, percosse, molestie, furto, sequestro di persona e violazione di domicilio. In altri procedimenti paralleli, ricorda oggi La Gazzetta del Mezzogiorno, ad altri 13 minori coinvolti nella drammatica vicenda era stata concessa la messa alla prova.
ANZIANO PESTATO A MORTE: OGGI LA SENTENZA
Stando a quanto emerso dalle indagini, Cosimo Antonio Stano fu vittima di diverse aggressioni da parte di più baby gang che poi erano solite riprendere gli episodi violenti e postare i video sulle chat di Whatsapp. Stano, come spiega NuovoSud, per anni fu sottoposto a qualunque tipo di angheria. I bulli lo avevano ribattezzato come “il pazzo del Villaggio del fanciullo” prendendo spunto dal nome dell’oratorio annesso alla chieda di San Giovanni Bosco che si trova davanti alla sua abitazione. Solo dopo la segnalazione di alcuni vicini di casa, i poliziotti intervennero il 6 aprile dello scorso anno nell’abitazione della vittima, trovandolo su una sedia, in uno stato psico-fisico precario e in condizioni di grave degrado. Affetto da un disagio psichico, Stano aveva paura di uscire dalla sua casa. Dopo 17 giorni dal suo ricovero e due interventi chirurgici, l’uomo morì. Secondo gli esperti, lo stress per le continue vessazioni subiti sarebbe da considerarsi una concausa dell’ulcera gastrica perforante che portò al decesso del 66enne. Secondo l’accusa erano almeno due le baby gang che agivano commentando poi i vari episodi nelle chat chiamate “Comitiva degli orfanelli” e “l’ultima di carniali”.