L’apnea del sonno può avere conseguenze importanti sulla qualità della vita ma anche sulle funzioni cognitive. Si tratta di un disturbo respiratorio che colpisce almeno un miliardo di persone tra i 30 e i 69 anni, uomini e donne, come riporta una revisione della letteratura su Lancet Respiratory Medicine, condotta nel luglio 2019. L’apnea del sonno può essere accompagnata da sonno frammentato, stimolo a urinare più volte di notte, mal di testa al risveglio, sonnolenza diurna, irritabilità, difficoltà di concentrazione o di memoria.
L’incidenza dell’apnea del sonno aumenta con l’età, poiché l’invecchiamento è associato a una perdita di flessibilità delle vie aeree, ma anche con il peso. Le sue conseguenze sulle funzioni cognitive, però, non erano ancora state esaminate così a fondo. “È come se qualcuno mettesse un cuscino sulla testa circa 20 volte all’ora” spiega al quotidiano francese Le Monde Renaud Tamisier, pneumologo presso l’Ospedale Universitario di Grenoble e vicepresidente della Società francese per la ricerca e la medicina del sonno. Se non trattata, l’apnea del sonno può portare a complicazioni cardiovascolari, allo sviluppo o al peggioramento del diabete di tipo 2. Infatti la mancanza intermittente di ossigeno favorisce livelli elevati di zucchero nel sangue e la resistenza dei tessuti all’insulina. Nelle persone che presentano comorbidità, l’apnea del sonno può essere responsabile di una compromissione cognitiva a causa della ridotta ossigenazione del cervello.
Effetti dell’apnea del sonno su funzioni cognitive: come agisce la ridotta ossigenazione del cervello
Un team di ricercatori australiani, tedeschi e britannici ha dimostrato per la prima volta che l’apnea del sonno può causare un declino delle funzioni cognitive precoce anche nelle persone sane, in uno studio pubblicato sulla rivista Frontiers in sleep. Per questo studio è stato esaminato un campione di 27 uomini di età compresa tra i 35 e i 70 anni con apnee ostruttive del sonno da lievi a gravi, ma privi di patologie vascolari e metaboliche pregresse, dunque senza comorbidità. Attraverso test condotti presso il Centro del sonno del King’s College di Londra, gli scienziati hanno osservato che vigilanza, funzione esecutiva, memoria di riconoscimento visivo a breve termine, riconoscimento sociale ed emotivo nei pazienti con apnea erano inferiori nei pazienti con apnea notturna grave.
Ma non solo, perché hanno scoperto come i risultati dei pazienti con forme lievi di apnea del sonno fossero migliori rispetto a chi soffriva di apnee gravi, ma peggiori rispetto ai soggetti di controllo. Si tratta di una patologia del sonno totalmente curabile e, sebbene i ricercatori non abbiano condotto uno studio sul lungo periodo coinvolgendo anche un gruppo di donne, si tratta di un’analisi originale in questo campo e apre la strada a nuove possibilità di cura.