Tornano a crescere i provvedimenti interdittivi per mafia dopo il calo registrato nel 2022. L’anno scorso sono stati 2.007 gli stop contro i 1.495 dell’anno prima, con un aumento del 34,2% dei provvedimenti emanati dai prefetti per bloccare i rapporti con la Pubblica amministrazione delle imprese sospettate di essere infiltrate dalla criminalità organizzata. A scattare la fotografia è il ministero dell’Interno, i cui dati in fase di pubblicazione sono anticipati dal Sole 24 Ore.
Si evince un ritorno ai livelli del passato della vigilanza per contrastare le mafie. Ad esempio, le comunicazioni interdittive antimafia sono cresciute del 32,5% a quota 1.069, invece del 36,3% le informazioni interdittive, scaturite da una valutazione discrezionale del rischio di infiltrazione di imprese ritenute in pericolo di condizionamento, a prescindere dal rapporto con la Pa. Questo surplus di attenzione, spiega il Sole 24 Ore, è giustificabile anche con la progressiva entrata nel vivo dei lavori legati al Pnrr e con i maggiori investimenti sui territori documentati anche dai sindaci.
APPALTI, LA CLASSIFICA DELLE INTERDITTIVE
Il Sud è la zona più interessata dallo stop per mafia alle imprese. In vetta alla classifica c’è la Campania con 490 interdittive (279 comunicazioni e 211 informazioni), registrando una crescita del 47% rispetto alle 333 del 2022. A pesare è Napoli, visto che ha il record con 351 provvedimenti, quadruplicati rispetto agli 87 dell’anno precedente. Al secondo posto c’è la Sicilia, con 390 interdittive (187 comunicazioni e 203 informazioni), cresciute dellì84% rispetto al 2022. In Calabria il numero assoluto è alto (265), ma è in calo del 2,9% rispetto alle 273 del 2022.
Al Nord, invece, la regione con più interdittive è l’Emilia-Romagna, anche per via della sorveglianza sugli appalti per la ricostruzione: sono state 215, in calo del 19,2% rispetto alle 266 del 2022. In generale, aggiunge il quotidiano economico, le interdittive che bloccano l’attività delle imprese sono però una minoranza rispetto alle 502.765 liberatorie emesse nel 2023 e in crescita rispetto alle 495.182 del 2022 in risposta alle richieste inoltrate, in base al Codice antimafia, da Pa ed enti pubblici prima di autorizzare lavori, erogare contributi o stipulare contratti.