Nuovi guai giudiziari per Alberto Tarallo, fondatore della Ares Film srl. Finito a processo con l’accusa di aver falsificato il testamento del compagno Teodosio Losito, morto suicida nel 2019, ora rischia un altro processo. Stavolta è nel mirino del pm Carlo Villani per il fallimento della società di produzione che ha lanciato diversi attori, da Gabriel Garko ad Eva Grimaldi, e che ha firmato alcune fiction di punta di Mediaset. La procura di Roma ha notificato al produttore e ad altre tre persone un avviso di conclusione delle indagini preliminari con l’accusa di bancarotta fraudolenta, atto che potrebbe portare ad una richiesta di rinvio a giudizio.
Per gli inquirenti, Alberto Tarallo, in veste di amministratore di fatto della Ares, agendo insieme a Teodosio Losito, amministratore unico dal 28 febbraio 2019 fino a quando è morto, avrebbe manipolato i bilanci della Ares e sottratto denaro, contribuendo così al dissesto della società. Stando a quanto riportato dal Messaggero, nel capo di imputazione è riportato che avrebbe anche omesso «di accertare il verificarsi della causa di scioglimento della Ares Film srl, consistita nella sopravvenuta impossibilità di conseguire l’oggetto sociale a causa delle reiterate perdite di esercizio, circostanza che ha portato al venir meno della continuità aziendale». In altre parole, Alberto Tarallo avrebbe causato il fallimento della Ares Film srl, dichiarata dal tribunale il 28 febbraio 2020, «con dolo».
PER COSA È INDAGATO ALBERTO TARALLO
Alberto Tarallo, sempre nella veste di amministratore di fatto della Ares Film srl, secondo l’accusa, avrebbe «distratto, occultato e comunque dissipato dal patrimonio della società 41.124 euro attraverso reiterati utilizzi delle carte di credito aziendali». Per i magistrati, queste operazioni sarebbero state eseguite anche senza alcuna giustificazione di natura economico-aziendale, quindi in violazione del principio di inerenza e di alcuna utilità corrispettiva per la società fallita. Inoltre, il produttore avrebbe pure omesso la comunicazione dei dati rilevanti sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria della società, contribuendo «a cagionarne il dissesto e lo stato di insolvenza». Nel luglio 2018, dopo aver versato 350mila euro, iscrivendo tale somma in bilancio come aumento di capitale sociale, avrebbe modificato la scrittura contabile in «conto futuro aumento di capitale», successivamente in «debito verso Tarallo» per un finanziamento che riguarda, almeno stando a quanto riportato, l’archivio fotografico e i diritti per l’opera “Memorie di Adriano”.
COINVOLTA ANCHE BANCA CENTRO LAZIO
Nell’inchiesta sono finiti anche il responsabile dell’area Nel della Banca Centro Lazio Credito Cooperativo, l’addetto dell’Ufficio legale e un terzo dipendente. Dalla ricostruzione della procura, riportata dal Messaggero, è emerso che avrebbero agito in danno dei creditori e per favorire l’istituto bancario e Alberto Tarallo. Dopo aver classificato l’esposizione nei confronti della Ares tra i crediti deteriorati, con insolvenza probabile, avrebbero stretto un accordo transattivo con cui il produttore corrispondeva all’istituto 820mila euro per il pagamento di crediti chirografari, come quelli relativi alla Ares, anche se esistevano altri crediti da saldare con precedenza.