Se si vuol comprendere e ci si vuol immergere in una delle suggestioni più potenti evocate dal Collegio cardinalizio riunito da tutto il mondo in Cappella Sistina basta spostarsi in un altro storico palazzo papale romano, il Quirinale, e segnatamente nelle sue Scuderie, dove sfolgora la mostra Barocco globale, esemplare ricognizione di cosa comporti, e abbia comportato, la catholica.
Il periodo preso in esame è il Seicento alla corte papale, dunque sfarzo e povertà, santità e nepotismi, mirabilia e miserabilia, ma anche un’ampiezza di sguardo sulla variegata realtà degli uomini e del mondo che evidenziava la peculiarità della fede cattolica rispetto a quella neonata luterana e alla più antica ortodossa: l’universalità, di contro alle riduzioni dei cristianesimi nazionali.
Promotore assoluto di questo slancio globale fu Paolo V Borghese, papa autocelebrativo quanto mai (ma si può incidere il proprio cognome di famiglia a caratteri cubitali sulla facciata della nuova Basilica di San Pietro?!), eppure provvisto d’una straordinaria larghezza di vedute. Se ne ha testimonianza con l’opera d’apertura della mostra, il busto in marmi policromi dell’ambasciatore congolese Antonio Manuel Ne Vunda. Fu Paolo V che ne organizzò il solenne corteo funebre dopo averlo premurosamente assistito al capezzale (vedi affresco di Giovanni Battista Ricci nella Biblioteca Apostolica Vaticana), che ne decise la sepoltura a Santa Maria Maggiore, che commissionò a Francesco Caporale il prezioso busto, che lo fece affrescare da Agostino Tassi (sì, lo stupratore di Artemisia Gentileschi) nella Sala Regia del Quirinale, insieme con tutte le altre deputazioni straniere d’ogni parte del mondo lì ricevute in udienza dal pontefice.
Da Paolo V prende altresì il nome la Cappella Paolina eretta in Santa Maria Maggiore, sul cui altare centrale pende la venerata icona della Salus Populi Romani, dove il defunto papa Francesco faceva il check in e il check out a ogni viaggio e in prossimità della quale ha voluto essere sepolto.
Ebbene, in mostra – a riprova che la Roma papalina era un hub di novità provenienti da tutto il mondo, ma anche un centro propulsore di spiritualità, arte, moda – è esposto un rotolo di seta di un ignoto pittore cinese del XVI-XVII secolo, proveniente dal Field Museum di Chicago, che presenta una delicata Madonna con Bambino chiaramente modellata sulla Salus Populi Romani. La speciale devozione gesuita tributata all’icona mariana era giunta sino in Cina sulla scia dei missionari di Ignazio!
Ma l’esposizione – curata da Francesco Freddolini e l’attivissima direttrice della Galleria Borghese Francesca Cappelletti – è pregna di spunti e curiosità. Il colossale elefante ritratto da Nicolas Poussin con Annibale in groppa, a chiusura dell’esposizione, era in realtà un pachiderma reale diventato un’autentica attrazione nella Roma globale del Seicento, era chiamato Don Diego, era ospitato a Palazzo Venezia e per vederlo si pagava un giulio.
Due capolavori del fiammingo Antoon van Dyck raccontano l’interessante vicenda di Robert Shirley, inglese giramondo diventato ambasciatore dello Scià di Persia. La foggia orientale islamica con cui lo ritrae il pittore era quella adottata nelle udienze papali, mentre quel costume che non faceva problemi al Papa gli era vietato alla corte del re inglese! Aveva sposato una principessa circassa – anche lei qui dipinta in sontuoso abito persiano – diventata cattolica e fortemente devota di santa Teresa d’Avila; quando il consorte morì, portò le sue spoglie a Roma e quando pure lei passò a miglior vita volle che fossero sepolti a Santa Maria della Scala a Trastevere.
Una mostra in cui ogni manufatto racconta una storia particolare, ma sulla cui tela fondo si staglia la Chiesa di Roma, fin dagli inizi della vicenda cristiana punto di riferimento, riconosciuto e accettato dalle altre chiese apostoliche, a motivo del martirio petrino qui avvenuto. Quel che si vede nella Città eterna in questo tempo di Giubileo e di Sede Vacante, con il mondo ecclesiastico, mediatico e turistico qui radunato d’ogni dove, è solo il nuovo anello di una antica, prodigiosa catena.
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