“Mai come oggi il corpo umano è al centro dello sguardo di tutti. Come guardare a un presente che scorre rapidissimo davanti ai nostri occhi?”. È questa la domanda che si sono posti i curatori della mostra Corpi moderni. La costruzione del corpo nella Venezia del Rinascimento, aperta alle Gallerie dell’Accademia di Venezia fino al 27 luglio. Ed è proprio in quella parola “costruzione”, che indica la grande novità del Rinascimento, alba della età moderna, il fascino e insieme il limite della concezione che sta alla base della stessa esposizione.
I tre curatori, Guido Beltramini, Francesca Borgo e Giulio Manieri Elia, ritengono infatti che l’epoca rinascimentale sia stata il momento in cui ci si è allontanati da “quello che siamo come dato biologico, per fare del nostro corpo una vera e propria costruzione culturale”. Dunque la mostra vuole essere un’indagine sulla concezione del corpo umano che si afferma nella Venezia del Rinascimento tra arte, scienza e cultura materiale.
La rassegna esplora innanzitutto il corpo come indagine scientifica, proponendo nella prima sezione, intitolata “Anatomia”, libri a stampa con la sezione di cadaveri distesi su tavoli di studio dei medici, considerando poi che Venezia e Padova sono proprio l’epicentro della ricerca anatomica.
Per dare forma a questo nuovo sapere, la scienza ha bisogno dell’arte: così nella rassegna la cosiddetta The Great Lady di Leonardo da Vinci (proveniente dalla Royal Collection di Windsor), uno studio accurato del Sistema cardiovascolare e organi interni del torso femminile, è originalmente accostata a un Ex voto poliviscerale dell’arte etrusca. Leonardo sviluppa una tecnica rivoluzionaria: la superficie del corpo diventa trasparente per mostrare gli organi interni disegnati con rigore assoluto.
Ma anche la Costruzione prospettica della testa umana di Piero della Francesca rappresenta con precisione matematica il capo umano per una resa prospettica adeguata. Michelangelo, a sua volta, nei suoi Studi per la Sibilla libica, la monumentale figura femminile dipinta ad affresco nell’angolo nord-orientale della volta della cappella Sistina, con quella stupefacente forte tensione del busto e le braccia alzate, parte da un’osservazione realistica e fedele della vigorosa muscolatura della schiena del personaggio in torsione. La raffigurazione rivela l’intenzione evidente di mostrare l’intensità espressiva del corpo umano.
L’opera più preziosa è il famosissimo Uomo vitruviano (Studio proporzionale del corpo maschile) di Leonardo, appartenente alle stesse Gallerie dell’Accademia e visibile al pubblico dopo sei anni. È l’esito stupefacente di un febbrile lavoro di misurazione e ricerca di costanti nelle infinite variabili dei corpi viventi. Si tratta di una rielaborazione teorica del corpo umano, in cui il soggetto è inscritto in una griglia geometrica che ne formalizza le proporzioni. La misurazione diventa perciò strumento principale di conoscenza del corpo, secondo un principio generale che ne trascende l’individualità per sintetizzarne la totalità umana.
Albrecht Dürer invece userà gli stessi strumenti di misurazione per rappresentare, nell’impressionante Autoritratto a corpo nudo, il suo tentativo di esplorazione di sé, lontano da ogni idealizzazione, cogliendo la singolarità del momento specifico. Anche se lo Studio proporzionale di mano sinistra, da lui eseguito dopo i soggiorni in Italia, conferma la sua attenzione ad una misurazione precisa del corpo umano per una corretta raffigurazione, capace di garantire comunque proporzioni armoniose.
Ma il corpo è anche oggetto di sguardo e di desiderio, come viene illustrato nella seconda sezione dedicata appunto al “Desiderio”.
Proprio la pittura veneziana del primo Cinquecento (Venezia è città di mercanti, sensibile alla sensualità dei manufatti e dei materiali) porta in scena il nudo femminile, sdraiato e addormentato nel paesaggio: nella magnifica Tempesta di Giorgione una donna nuda, appena protetta dal lembo di un lenzuolo bianco, allatta un bimbo, volgendo lo sguardo allo spettatore, mentre poco lontano un giovane la osserva. Sullo sfondo un fulmine illumina la cittadina nella tempesta.
Ambiguità e mistero che troviamo anche nella tela Venere e Adone di Tiziano, in cui i corpi modellati con la luce e il colore rivelano tutta la loro tensione erotica. Colpiscono poi i ritratti delle giovani spose che nascondendo un seno, secondo una tradizione iconografica diffusa in ambito veneto, invitano ad un placido pudore come in Ritratto di sposi con testimone, sempre di Tiziano. Il corpo maschile invece appare sofferente come il San Sebastiano di Liberale da Verona o dolente, sul modello dell’antichità, come la scultura del bel Cristo Redentore di Jacopo Fantoni, unici esempi che potrebbero aprire la rappresentazione del corpo a una dimensione spirituale.
L’ultima sezione, “Persona”, vuole illustrare come il corpo diventi “costruzione”, grazie a abiti e cosmetici che trasformano il dato biologico secondo modelli sociali riconosciuti, con acconciature, gioielli, oggetti della toilette quotidiana, tra cui ovviamente lo specchio. Fino ad arrivare alle maschere, simbolo identificativo veneziano, e persino alle manifatture, come bracci e gambe artificiali che superano il corpo stesso: protesi meccaniche secondo necessità, per sostituire gli arti persi in guerra. È qui evidente che il corpo cambia, si modifica, come appare nell’impietoso ma suggestivo accostamento dei due dipinti di Giorgione La vecchia e Ritratto di giovane uomo, che suggeriscono una riflessione più profonda sul tempo che passa proprio sul corpo, e quindi sulla sua identità più autentica.
Che nel Rinascimento si trovi la radice della nostra attuale considerazione e consapevolezza del corpo è indubbio. Ma questo sforzo di conoscenza può esaurire i significati più profondi della imprescindibile dimensione fisica dell’essere umano?
Ci pare che soprattutto i capolavori assoluti dell’arte occidentale, presenti tra le quasi cento opere in mostra, non possano essere “ridotti” ad un’interpretazione “ideologica” interessante e storicamente fondata, che però non definisce pienamente il valore e il mistero della nostra carnalità, raffigurata nell’arte. Forse manca uno sguardo più intimo sulla dimensione corporea dell’uomo, che avrebbe potuto completare il percorso espositivo. Avremmo voluto cogliere anche l’afflato spirituale che proprio nel periodo rinascimentale, ricco anche di arte sacra, abbiamo riconosciuto negli stessi autori all’alba dell’età moderna: sono riusciti infatti ad esprimere attraverso il corpo dipinto o scultoreo il riflesso dei moti dell’anima, per stupire e commuovere chi lo ammira.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.