Arturo Brachetti, trasformista e illusionista, si è raccontato in una intervista a Specchio, a partire dalla sua infanzia: “Papà voleva che mi facessi prete, ma in realtà il prete avrebbe voluto farlo lui”, ha rivelato. È proprio da lì che iniziò la passione per la magia. “Ero un ragazzino magrolino e sfigatello cresciuto a Corio Canavese, poi mi mandarono in seminario a Lanzo. Dai Salesiani conobbi don Silvio Mantelli, un grandissimo mago. La mia vita cambiò. Ho passato l’adolescenza a studiare e, grazie alla magia e alla possibilità di trasformarmi, mi sono liberato della timidezza”.
E tornando al padre: “Era un uomo tormentato. Sperava che facessi il prete perché così Don Bosco gli prenotava una poltrona in paradiso. Però sapeva fare tutto. Era un grande bricoleur e mi obbligava ad aiutarlo. A otto anni io cambiavo le prese della luce. Da lui ho imparato ad arrangiarmi sempre”. È per questo motivo che tuttora deve dirgli grazie. “È per lui e per il Circolo della Magia di Torino che ho elaborato il pensiero parallelo. Ho capito che c’è sempre una soluzione che non ti aspetti”.
Arturo Brachetti: “Papà voleva facessi prete”, ma ha scelto la vita da mago
Arturo Brachetti, nonostante il papà volesse che diventasse un prete, ha deciso di fare l’illusionista. Una scelta di cui non si pente. “La magia esiste perché è una costruzione mentale, è un portale immenso verso tutto quello che è trascendente. Non posso togliere alla signora che accende una candela a Santa Rita la speranza che il suo gesto le farà avere la grazia. Come la cartomante: se uno ci va e si sente bene, ben venga. Tutti hanno bisogno di una fede, di credere in qualcosa. E se non danno fastidio agli altri, va bene tutto quello che fa stare meglio”, ha aggiunto nel corso dell’intervista a Specchio.