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Home » Economia e Finanza » Industria » Assemblea Centromarca 2025, “industria di Marca asset strategico”/ Riferimento per società, consumi e lavoro

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Assemblea Centromarca 2025, “industria di Marca asset strategico”/ Riferimento per società, consumi e lavoro

Silvana Palazzo
Pubblicato 9 Giugno 2025 - Aggiornato 11 Giugno 2025 ore 21:49
Francesco Mutti, Centromarca

Francesco Mutti, presidente di Centromarca, all'Assemblea annuale 2025 (screen da YouTube)

Assemblea Centromarca 2025, l'industria di Marca si conferma un asset strategico per l'Italia e un punto di riferimento per società, consumi e lavoro

ASSEMBLEA CENTROMARCA 2025, COSA SERVE ALL’INDUSTRIA DI MARCA

L’industria di Marca resta un pilastro per lo sviluppo economico sostenibile dell’Italia, ma servono politiche coordinate e semplificazioni normative, oltre a investimenti, per affrontare le sfide future. È questo il messaggio emerso dall’Assemblea Centromarca 2025, che si è tenuta a Milano il 9 giugno. Il presidente Francesco Mutti, nel corso del suo discorso all’evento che ha celebrato i 60 anni dell’associazione che rappresenta le industrie produttrici di marchi noti del largo consumo, ha evidenziato il ruolo centrale di questa industria nell’economia italiana, essendo strategica da punti di vista diversi: per innovazione, sostenibilità, occupazione e crescita.


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Ma ha anche annunciato un pacchetto di proposte che presenterà al governo Meloni: l’obiettivo è sostenere la competitività del settore. Le priorità sono chiare: dalla crescita dimensionale delle aziende all’innovazione tecnologica e alla transizione ecologica e digitale, aspetti che non possono prescindere dalla semplificazione normativa e dalla tutela della proprietà intellettuale.


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“Abbiamo bisogno di un contesto regolatorio con poche norme, ma certe, perché l’eccesso danneggia la certezza del diritto e rende più complicato colpire le illegalità del sistema“, ha dichiarato Mutti.

INVESTIMENTI E SITUAZIONE DEL MERCATO

Alla Borsa di Milano, in occasione del convegno Valori della Persona e Valore della Marca – Risposte sostenibili alle istanze del presente, è stato fatto anche il punto sulla situazione economica e sugli investimenti, alla luce dell’Indagine Congiunturale Centromarca realizzata con Ref Ricerche ad aprile sulle aziende associate: il 55,4% manterrà invariati gli investimenti, mentre il 34,7% li aumenterà. Per quanto concerne gli ambiti di investimento, quelli principali riguardano impianti e macchinari, software, IA e Big Data.


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Il tema dell’energia desta, invece, ancora preoccupazioni, per via dei costi energetici ancora elevati. Altre criticità riguardano il reperimento di personale qualificato, con difficoltà dovute alla scarsa disponibilità di candidati, alla concorrenza tra imprese e alla formazione inadeguata.

Ma ci sono comunque segnali per essere moderatamente ottimisti. Infatti, l’analisi della situazione del mercato rivela che, nella distribuzione moderna, il settore grocery cresce del 3%, e le vendite nei primi quattro mesi del 2025 superano i 31 miliardi di euro. D’altra parte, i consumi restano deboli, per via dell’incertezza economica e della fiducia dei consumatori solo parzialmente recuperata.

RELATORI E TEMI AFFRONTATI AL CONVEGNO

Al convegno, promosso da Centromarca per celebrare i 60 anni di attività, sono intervenuti esperti di economia, industria, etica e tecnologia. Ad esempio, monsignor Vincenzo Paglia, presidente emerito della Pontificia Accademia per la Vita, ha offerto un’analisi dell’importanza dell’etica nella vita sociale e nell’attività economica. Invece Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, si è confrontato con Francesco Billari, rettore della Bocconi, e Monica Poggio, AD di Bayer in Italia, nel panel moderato da Marianna Aprile, sui cambiamenti nelle politiche per il cittadino e sul ruolo sociale dell’industria di Marca.

Il focus sui consumatori, sull’offerta e sul ruolo delle tecnologie nelle strategie di marketing è stato affrontato da Maximo Ibarra, ex AD di Engineering, Luca Pellegrini, che guida TradeLab, Federico Silvestri, AD del Gruppo 24 Ore, e Ninell Sobiecka, presidente e AD di L’Oréal Italia.

L’evento ha acceso i riflettori anche sul mondo del lavoro, soffermandosi sulle nuove esigenze, sul mismatch tra domanda e offerta, sulle sfide dell’intelligenza artificiale e sulle aspettative dei giovani: tutte questioni su cui si sono confrontati Pier Luigi Dal Pino (Senior Government Affairs Director Western Europe, Microsoft), Raffaella Mazzoli (Country Leader Italy, Market Leader Latin Europe, Egon Zehnder) ed Enzo Peruffo (Dean Graduate School e Professor of Strategy, Luiss).

I RISULTATI DELLO STUDIO REALIZZATO CON SWG

All’Assemblea annuale 2025 di Centromarca è stata presentata anche un’indagine realizzata con SWG, in cui si analizza la percezione dei brand da parte degli italiani e il loro impatto su politiche sociali, comportamenti di consumo, lavoro e aspettative professionali.

Ad esempio, è emerso che per il 71% degli italiani i brand sono attori sociali, e quindi contribuiscono al benessere collettivo. Una percentuale maggiore, pari all’81%, ritiene che abbiano un impatto positivo sull’economia in termini di occupazione, sviluppo e innovazione.

Per gli italiani, i valori chiave dell’industria di Marca sono quattro: sostenibilità ambientale, investimento nelle comunità, difesa della tradizione italiana e visione internazionale. Non si tratta però di valori alternativi, poiché possono convivere: rendono infatti le aziende più credibili e vicine ai diversi pubblici.

Dunque, l’acquisto di un prodotto di Marca non è solo una questione di qualità, ma anche di valori. Per metà degli intervistati è un atto consapevole, anche un modo per “prendere posizione”. Inoltre, per la Gen Z (55%) e i Millennials (56%) è un modo per sentirsi parte di qualcosa di più grande.

L’indagine ha approfondito anche il tema della “phygital revolution“, cioè della fusione tra digitale e fisico, dato che il 91% usa internet durante l’acquisto, ma tra questi c’è un 29% che preferisce concludere l’acquisto nel negozio fisico.

Per quanto riguarda il mondo del lavoro, si registra un calo di interesse per quello autonomo (dal 45% al 33% in un decennio); cresce quindi la preferenza per un lavoro dipendente stabile. Tuttavia, per le imprese il problema resta il reperimento di personale qualificato: solo il 2,5% di esse dichiara di non avere difficoltà in tal senso. Per essere attrattive, le aziende devono allora offrire benefit concreti, come rimborsi medici, convenzioni, viaggi, e trasmettere fiducia e senso di appartenenza.

Infine, emerge un paradosso riguardante l’impatto dell’intelligenza artificiale: la Gen Z, pur essendo digitale, è più spaventata dall’IA rispetto alle generazioni precedenti. Pur ritenendo che essa migliorerà efficienza e produttività (42%) – così come le competenze richieste –, si teme un abbassamento dei salari (41%) e si auspica una riduzione dei ritmi di lavoro (40%).


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