Dopo il caso AstraZeneca, su cui l’Agenzia europea per i medicinali (Ema) fornirà chiarimenti giovedì, molti esperti hanno provato a far rientrare l’allarme. In primo luogo, hanno spiegato che si tratta di pochi eventi segnalati rispetto all’altissimo numero di persone vaccinate, in secondo luogo i dati non sono poi così dissimili da quelli che riguardano, ad esempio, il vaccino Pfizer, su cui però non si è sollevato lo stesso polverone. Allora entriamo nel merito dei numeri e cerchiamo di capire quali sono in totale le segnalazioni di eventi tromboembolici nelle persone vaccinate anche con gli altri vaccini. I dati più “corposi” arrivano dalla Gran Bretagna, avendo somministrato 10,7 milioni di dosi Pfizer-BioNTech e 9,7 milioni di dosi AstraZeneca.
Tra tutte le segnalazioni spontanee ricevute dal governo britannico tra il 4 gennaio 2021 e il 28 febbraio 2021 su AstraZeneca ci sono stati: 14 casi di trombosi venosa profonda, 13 casi di embolia polmonare (conseguenza di evento di trombosi) e 12 di trombocitopenia (mancanza di piastrine). Prendendo in esame il periodo che va dal 9 dicembre 2020 e il 28 febbraio 2021 per Pfizer, sono stati segnalati 8 casi di trombosi venosa profonda, 15 di embolia polmonare e 13 di trombocitopenia.
INCIDENZA E IL RAPPORTO AIFA
Passiamo poi all’incidenza di questi eventi sopracitati nella popolazione in generale. Parliamo di 1 a mille negli adulti tra 40-50 anni, 1 a 100 negli anziani, 1 a 10mila nei giovani fino ai 30 anni. Andrea Cossarizza, professore ordinario di Patologia generale e Immunologia all’Università di Modena, al Corriere della Sera ha spiegato che sulla linea temporale in Italia possiamo aspettarci circa 60mila casi all’anno, quindi 1.150 a settimana, 166 al giorno, ma ciò a prescindere dalla vaccinazione. Eppure, nel rapporto pubblicato dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) sulla sorveglianza dei vaccini tra il 27 dicembre 2020 e il 26 febbraio 2021, non è neppure menzionata la parola “trombosi” tra gli eventi avversi. Al 26 febbraio sono stati segnalati invece 40 decessi. A tal proposito, Aifa aveva spiegato che «le valutazioni dei casi corredati di informazioni dettagliate e complete indicano l’assenza di responsabilità del vaccino anche perché si tratta di persone che presentavano patologie pregresse e che assumevano più farmaci contestualmente».
ISTH “BENEFICI SUPERANO POTENZIALI COMPLICANZE”
Per il vaccino Pfizer invece ci sono state 1.700 reazioni gravi (febbre alta, cefalea intensa, dolori muscolari/articolari diffusi e astenia). Meno frequenti invece reazioni di tipo allergico, linfoadenopatia, parestesia, tachicardia e crisi ipertensiva e paralisi facciale. Invece per AstraZeneca le segnalazioni di eventi avversi gravi sono 79 (febbre alta poi con frequenza inferiore alle 10 segnalazioni tremore, vertigine, sudorazione eccessiva, sonnolenza, difficoltà di respirazione, dolore generalizzato). Per quanto riguarda i dati relativi solo ad AstraZeneca, secondo l’Ema al 10 marzo sono 30 i casi di eventi tromboembolici nello Spazio economico europeo tra quasi 5 milioni di persone vaccinate, mentre la casa biofarmaceutica anglo-svedese su un totale di 17 milioni di soggetti finora vaccinati ha segnalato “15 eventi di trombosi venosa profonda e 22 eventi di embolia polmonare all’8 marzo”. Come evidenziato dal Corriere della Sera sono dati molto più bassi dell’incidenza considerata «ordinaria» per queste patologie. A tal proposito, la Società Internazionale sulla Trombosi e le malattie emorragiche (ISTH) ha evidenziato che dagli studi sulle vaccinazioni non è emerso «un aumento del rischio di trombosi», perciò in virtù dei dati disponibili, ritiene che «i benefici della vaccinazione COVID-19 superino di gran lunga qualsiasi potenziale complicanza anche per i pazienti con una storia di coaguli di sangue o per coloro che assumono farmaci per fluidificare il sangue».