Il pm del caso AstraZeneca spiega che la sua Procura ritiene di aver offerto, con l’indagine condotta sul primo caso di decesso “attribuito” al vaccino anti-covid, “un contributo importante nell’attività di condivisione” relativa agli effetti del farmaco, “sia a livello nazionale, sia a livello europeo”. L’amministratore delegato di AstraZeneca, Lorenzo Wittum, dopo due anni e quattro mesi ha visto archiviate le accuse di omicidio colposo e “commercio di farmaci guasti”. L’attività di indagini svolta dalla Procura di Siracusa e in particolare dal sostituto Gaetano Bono restituisce però un prezioso quadro nelle sue ricostruzioni.
Il tutto parte dal 2021, anno della somministrazione dei vaccini. Secondo la Procura, AstraZeneca non era un vaccino “insidioso” né addirittura un “veleno”, come i no-vax sostennero per mesi. “Il mio assistito era accusato di omicidio colposo e commercio di farmaci guasti in relazione al decesso, avvenuto il 9 marzo 2021, del militare Stefano Paternò, di stanza ad Augusta, in Sicilia” ricorda Federico Febbo, il legale che insieme al collega del Foro di Milano Pierluigi Varischi, difese Wittum. “Si trattava del primo clamoroso caso di decesso messo in relazione con il vaccino“.
“Quel lotto non aveva alcunché di anomalo”
Nel 2021 la morte di Stefano Paternò scatenò un vero e proprio caos nell’opinione pubblica e portò persino l’Agenzia italiana del farmaco a sospendere la somministrazione di AstraZeneca e a sequestrare due lotti, incluso quello dal quale era stata estratta la dose utilizzata per il militare siciliano, poi deceduto. L’avvocato Febbo, che è presidente della Camera penale di Prato e componente dell’osservatorio Ucpi per la Corte costituzionale, spiega a Il Dubbio che “con l’indagine e la conseguente richiesta di archiviazione si è accertato che il vaccino AstraZeneca era un farmaco valido, “sicuro”, per citare l’espressione testualmente riportata dal pm nella propria richiesta di archiviazione”.
Dunque “è stato chiarito che quel lotto non aveva alcunché di anomalo. Ma a fronte di un’eco mediatica potentissima con cui si reagì, a marzo 2021, al caso relativo al mio assistito, la notizia dell’archiviazione, che risale all’agosto scorso, ha prodotto riscontri davvero minimi nel sistema informativo. Eppure le conseguenze, per l’azienda produttrice del vaccino, all’epoca, furono tutt’altro che lievi” ricorda il difensore di Wittum.