La modalità non è per niente nuova in Germania: un’auto lanciata sulla folla, come quella dei mercatini di Natale. Stavolta è successo a Monaco, città che, paradossalmente, proprio in questi giorni sarà teatro della Conferenza sulla sicurezza, nella quale si discuterà di guerre e loro sviluppi. La gente presa di mira dall’afghano autore dell’attentato, un richiedente asilo di 24 anni, era quella che partecipava a una manifestazione del sindacato dei servizi: alla fine, il bilancio è 30 feriti. Un episodio, osserva Stefano Piazza, giornalista e scrittore esperto di sicurezza e terrorismo, che conferma le lacune tedesche nel contrasto a questi fenomeni. Una situazione che, a pochi giorni dal voto per le elezioni politiche, finisce per accrescere il consenso dei partiti di destra, i quali mettono il dito sulla deficitaria gestione dell’immigrazione, in particolare riguardo a soggetti già noti alle forze dell’ordine.
Un’altra auto contro la folla in Germania. Questa volta chi è l’autore dell’attentato?
Il responsabile è un afghano che, secondo gli investigatori tedeschi, avrebbe pubblicato sui social post islamisti. Si chiama Farhad N. e doveva essere espulso da tempo, dal 2016, ma si trovava ancora in Germania. La sua storia è simile a quella di molti altri: gente che arriva, chiede asilo, non lo ottiene e poi finisce per colpire.
Un solitario, un “cane sciolto”, come quelli che hanno agito anche in altre occasioni?
Sì, anche se non si sa mai se dietro questi personaggi ci sia qualcuno o meno, né se abbiano prestato un giuramento a qualche formazione terroristica.
Ma perché questi episodi succedono sempre in Germania? Cos’è che non funziona nel sistema tedesco e che espone il Paese a queste tragedie?
Prima di tutto, quello che succede è dovuto al fatto che in Germania sono arrivati un milione e mezzo di siriani e afghani ai tempi della Merkel. È chiaro che, quando in un Paese hai così tante persone, presenti legalmente o no, rifugiati o no, per un calcolo matematico la probabilità che ci siano dei malintenzionati è più alta. In Germania ci sono stati diversi attacchi terroristici portati avanti da afghani, come la persona che recentemente (il 22 gennaio, nda), sempre in Baviera, in un parco, ha accoltellato e ucciso un uomo e un bambino.
Ci sono altri motivi che rendono i tedeschi vulnerabili?
I tedeschi, perseguitati dal loro passato, sono animati da un’insopprimibile volontà di non essere razzisti: non vogliono sentirsi dire che lo sono e, per questo, non allontanano le persone sospette. Di fatto, però, la gente non sopporta più questa situazione, tanto è vero che l’estrema destra, che è anti-immigrati e anti-rifugiati, continua a volare nelle votazioni e probabilmente vincerà le prossime elezioni a mani basse.
Il presidente della Baviera e leader della CSU, Markus Söder, ha detto che la misura è colma e le cose devono cambiare nella gestione degli immigrati. C’è da aspettarsi un giro di vite?
Sono frasi che si sentono ogni volta in queste circostanze. In Italia una cosa del genere non potrebbe succedere: una persona cui è stato rifiutato l’asilo e che mette sui social post islamisti sarebbe già stata allontanata. Questo giovane, invece, era rimasto anche nonostante i suoi precedenti per furto e spaccio.
Al-Qaeda, Isis e non solo loro sono presenti in Europa da tempo. In Germania fanno più proseliti che altrove?
Berlino è la capitale dell’estremismo islamico nel Paese, punto di riferimento per tanti islamisti. La Fratellanza musulmana controlla molte moschee in tutta la nazione, che è stata presa d’assalto da queste persone. Sono rappresentati anche l’estremismo di Al-Qaeda, dello Stato Islamico, quello dei Lupi Grigi turchi, quello iraniano, c’è Hezbollah: sono presenti tutte le forme di terrorismo islamico, nessuna esclusa.
Nonostante tutto, i controlli, come confermano gli attentati, lasciano ancora a desiderare?
Dal 2013, solo per andare a combattere con lo Stato Islamico, sono partiti 1.200 jihadisti con passaporto tedesco. Un terzo di queste persone è tornato in Germania, alcuni sono finiti in prigione, 300 sono morti, ma di almeno 160-170 persone non si sa dove siano finite. Secondo i servizi segreti, ci sarebbero 10mila persone che si definiscono salafite. C’è un Paese che vive in una vera e propria emergenza terrorismo. La Germania, sotto questo aspetto, è in grossi guai.
(Paolo Rossetti)
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