Attività social media/ Irpef per attività occasionali e il mito dei 5 mila euro annuali (21 settembre 2023)

- Danilo Aurilio

Svolgere un'attività sui social media comporta il pagamento delle tasse. Va distinta anche in questo caso, la differenza tra ricevuta per prestazioni occasionali o attività professionale

YouTube Immagini repertorio (LaPresse, 2018)

Svolgere un’attività sui social media – in termini professionali e non – significa pagare le tasse. Al di là che la star di successo sia uno youtuber con un canale amatoriale, oppure un ragazzo che sta intraprendendo la gavetta su uno dei lavori online, l’Irpef va versata sempre e comunque.

Occorre poi distinguere, se l’attività viene svolta in modo professionale e costante, oppure soltanto per hobby e dunque, pur nonostante si ricevano dei profitti interessanti (entro un determinato volume), mantenere l’emissione delle ricevute per lavoro occasionale.

Attività sui social media: i casi di accertamento fiscale

Secondo l’’articolo 67 del Tuir – applicabile anche alle attività sui social media – anche i soggetti che svolgono qualsiasi prestazione di lavoro (pur facendolo come hobby ma producendo reddito imponibile), è soggetto agli «obblighi di fare, non fare o permettere».

Occorre in questo caso, tener d’occhio i volumi d’affari. Sicuramente, è poco probabile che avvenga un accertamento fiscale allo youtuber che promuovendo un servizio o prodotto di un’azienda (in cambio di un regalo e non di un compenso economico), non produca realmente dei redditi (visto che non percepisce soldi).

La realtà inoltre, è ben diversa rispetto alle teorie degli internauti. Sul web, basterebbe effettuare una ricerca per comprendere come la gente distinguerebbe un’attività occasionale da una professionale, soltanto per il volume d’affari (specificatamente i famosi 5.000€ annui).

Questa teoria però, troverebbe spazio soltanto nelle norme previdenziali, non in quelle fiscali che invece “tacciono”. Ad esempio, se annualmente un professionista del web o come definiti dall’autrice di InkiestaGuia Soncini, «quelli dell’economia del sé», produce sempre 4.500€, non potrebbe esser definita attività professionale?

Per declassare il problema della tassazione e imposte (tra cui l’Irpef), oltre che non violare le norme della prestazione occasionale, si potrebbe aprire la P.IVA con il regime forfettario (con limite fino a 85.000€), e lasciar spazio alla flat tax, che ci farà pagare certamente meno.

La stessa regola vale per chi svolge un’attività sui social media, indipendentemente che si tratti di un copywriter, influencer, youtuber.





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