Aurelia Laurenti uccisa a coltellate dal compagno Giuseppe Mario Forciniti il 25 novembre 2020, nella giornata contro la violenza sulle donne: la ricostruzione del femminicidio
Il 25 novembre 2020, la 32enne Aurelia Laurenti fu uccisa con 19 coltellate nella sua casa di Roveredo in Piano (Pordenone). Un femminicidio consumato nella giornata contro la violenza sulle donne e per il quale l’ex compagno della vittima, Giuseppe Mario Forciniti, sarebbe stato condannato a 22 anni di carcere in via definitiva. Il caso di Aurelia Laurenti è il primo tra quelli trattati nella nuova stagione del programma Amore Criminale, condotto da Emma D’Aquino su Rai 3 in prima serata. La puntata che racconta la tragica storia di Aurelia Laurenti è stata fissata nel palinstesto del 16 novembre e ripercorre le tappe del delitto.
In primo grado, Giuseppe Mario Forciniti, infermiere di 35 anni di origini calabresi, fu condannato a 24 anni di reclusione e la Corte d’Assise d’appello di Trieste, riporta Il Gazzettino, avrebbe poi stabilito una riduzione di pena condannandolo a 22 anni in via definitiva con l’accoglimento della proposta di concordato. La difesa avrebbe così rinunciato al ricorso in Cassazione. I genitori di Aurelia Laurenti, ai quali sono stati affidati i figli della coppia, hanno dichiarato di essersi sentiti abbandonati dallo Stato nella loro durissima battaglia per ottenere giustizia.
L’omicidio di Aurelia Laurenti nel giorno-simbolo della lotta alla violenza sulle donne
L’omicidio di Aurelia Laurenti si sarebbe consumato il 25 novembre 2020, proprio nella giornata diventata simbolo della lotta alla violenza sulle donne. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, la 32enne sarebbe stata uccisa con 19 coltellate in camera da letto mentre i figli erano in casa. Il più piccolo, un bimbo di 3 anni, dormiva nella stanza e il maggiore, 8 anni, in quella accanto. “Non so cosa mi sia successo“, avrebbe detto il 35enne in aula nelle sue spontanee dichiarazioni davanti ai giudici.
I figli della coppia sono stati affidati ai nonni materni dopo l’omicidio e la famiglia della vittima ha dichiarato di non aver ricevuto alcun sostegno dallo Stato. I genitori di Aurelia Laurenti avevano affidato un duro sfogo alla Tgr Friuli 2 anni dopo il femminicidio: “Non abbiamo visto lo Stato, nessuno ti aiuta. Se ne parla per 3 giorni e poi non più, poi continuano a uccidere le donne“. L’avvocato della famiglia, Antonio Malattia, aveva sottolineato l’assenza di certezze sul risarcimento: “Se ci fosse, come per le vittime della strada, un fondo che garantisse il ristoro dell’intero danno subito dalle vittime di questi ben più gravi reati, sarebbe forse una cosa positiva per chi si trova in queste situazioni che sono drammatiche”.
