In Australia è scattato il divieto all'uso dei social network per gli under 16: le piattaforme che non si adeguano incapperanno in multe salatissime
È ufficialmente entrata in vigore in Australia la prima legge al mondo che vieta tassativamente l’uso dei social network per gli under 16, ampiamente discussa – e, soprattutto, criticata – nel corso degli ultimi mesi e che sembra essere destinata a diventare una sorta di esempio per il resto del mondo: se il divieto, infatti, dovesse funzionare è facile immaginare che molti altri paesi si uniranno all’Australia nell’introdurre leggi analoghe; mentre in caso contrario diventerà una leva per le piattaforme per bloccare altri regolamenti simili.
Partendo dal principio, è utile ricordare che la legge entrata in vigore qualche ora fa – alla mezzanotte australiana, che per noi corrisponde alle due di pomeriggio – è stata proposta la prima volta lo scorso settembre all’attuale governo guidato da Anthony Albanese: da subito le discussioni si sono polarizzate tra una fermo sostegno da parte delle associazioni dei genitori e degli educatori e una durissima opposizione da parte delle piattaforme che temono una – prevedibile – riduzione del traffico e degli introiti.
L’obbiettivo della legge è quello di limitare al minimo i numerosi rischi che i giovani – in Australia, ma non solo – corrono nell’esporsi sui social network senza le dovute competenze mentali: alcuni studi, infatti, hanno evidenziato che da quando i social sono entrati nella nostra quotidianità, tra i giovani è aumentata rapidamente l’incidenza dei disturbi mentali; creando una sorta di parallelismo tra due aspetti che, secondo la comunità scientifica, non presentano una chiara correlazione causale.
Come funziona il divieto all’uso dei social per gli under 16 in Australia: multe fino a 50 milioni di dollari australiani
Al di là dell’opinione della scienza e – soprattutto – di quella delle piattaforme, l’Australia ha deciso di tirare dritto sul divieto e (appunto) proprio in queste ore è entrato ufficialmente in vigore: in questa prima fase di sperimentazione, saranno interessate al divieto tutte le principali piattaforme social – dall’ecosistema Meta fino a TikTok, passando anche per Snapchat, Reddit, Twitter/X e YouTube -; ma in un secondo momento i decisori politici dell’Australia intendono aggiornare ed espandere l’elenco con le future piattaforme che potrebbero essere lanciate.

Interessante è notare che l’onere della verifica, ovviamente, sarà nelle mani delle piattaforme, alle quali è stato impedito l’uso dei sistemi di verifica tramite l’identità digitale australiana (in nostro SPID, per intenderci): il controllo, infatti, potrà essere effettuato partendo dai dati di uso dei singoli utenti – verificando, per esempio, se c’è traffico durante l’orario scolastico -, oppure attraverso le abitudini di navigazione o i contatti con altri utenti maggiorenni o minorenni.
Naturalmente, se le piattaforme dovessero peccare nell’introdurre i controlli sull’età in Australia – e tutte, pur criticando il provvedimento, hanno già dichiarato che introdurranno i sistemi di verifica – potranno incappare in multe salatissime fino a un massimo di circa 30 milioni di euro (o 50 milioni di dollari australiani); mentre in nessun caso saranno puniti gli utenti che – pur non potendolo fare – useranno i social anche sotto i 16 anni, aggirando i controlli.
