Autismo e capacità di comunicazione, uno studio rivela i benefici dell’Acido Folico, somministrato sotto forma di compresse, in grado di migliorare le capacità verbali nei soggetti che presentano questi sintomi. La ricerca, partita dal Rossignol Medical Centre in Arizona, si è concentrata in particolare sul legame tra carenza vitaminica e disturbi dello spettro autistico, in particolare della vitamina B9 che secondo molti esperti neurologi sarebbe alla base dello di problemi nello sviluppo cerebrale.
Il principale autore, il dottor Richard Frye, è tra i 50 pediatri al mondo che stanno sperimentando la cura a base di folacina con notevoli successi, non solo nei bambini, che sembrano aver ottenuto risultati significativi dopo la somministrazione, ma anche nelle donne in gravidanza, per ridurre il rischio di autismo nel feto. Secondo quanto studiato finora nelle varie sperimentazioni, lo specialista ha infatti affermato: “Stimiamo che almeno il 75% degli autistici abbia bassi livelli di folati e nella gran parte dei casi questo ha origine già nell’utero“. Da qui i test condotti sui pazienti, che hanno dimostrato una efficacia nell’influenzare i meccanismi che regolano la quantità di sinapsi.
L’Acido Folico e autismo, studio dimostra i benefici sulle capacità di linguaggio nei bambini
Molti studi hanno collegato l’autismo a bassi livelli di Acido Folico, una carenza che si sviluppa già durante la gestazione e poi prosegue dopo la nascita, ma che potrebbe essere curata con semplici integratori vitaminici da banco già disponibili a prezzi molto accessibili. Assumere questa sostanza quotidianamente secondo molti ricercatori, potrebbe significativamente ridurre il rischio in gravidanza. Lo studio del dottor Frye, sebbene controverso, sperimentale e non condiviso da molti membri della comunità scientifica, ha portato comunque risultati notevoli, soprattutto in bambini che presentavano sintomi legati alle capacità di comunicazione.
Un caso tra quelli più di successo, come sottolinea un articolo del Daily Mail, fu quello di un ragazzino di quattro anni di nome Ryan, al quale era stato diagnosticato l’autismo con gravi problemi di linguaggio. Ryan non aveva mai parlato correttamente con i suoi genitori, ma dopo una cura a base di folati, somministrati tramite un farmaco chemioterapico da due dosi al giorno per due settimane, aveva iniziato a formulare frasi corrette ed esprimere anche parole di affetto.