UE e Cina cercano di accordarsi sui dazi alle auto del Dragone importate in Europa, ma la posta in gioco è molto più alta: disegnare una Via dell’auto che sostituisca quella della seta e apra una nuova stagione nei rapporti tra il Paese asiatico e il Vecchio continente. Un nuovo corso, però, osserva Pierluigi Bonora, giornalista de Il Giornale ed esperto del settore automobilistico, che potrebbe non essere gradito a Donald Trump, facendogli revocare la sospensione dei dazi appena decisa.
È comunque una carta negoziale che l’Europa si può giocare anche nei confronti degli USA, anche se, appunto, bisogna stare attenti a non deteriorare i rapporti con gli americani. Europa e Cina starebbero pensando di abbandonare i dazi sulle auto cinesi a favore di un prezzo minimo da garantire per vendere sul mercato europeo, ma non è ancora detto quale sarà la soluzione che verrà adottata. La realtà è che la confusione regna sovrana: la stessa Europa non ha definito ancora quali sono i suoi piani per il settore automobilistico.
Reuters riprende il quotidiano Handelsblatt rivelando che sono ripresi i negoziati UE-Cina per togliere i dazi sulle auto elettriche. L’Europa riapre le porte ai cinesi?
C’è una grande confusione. L’Unione Europea, anche alla luce del fatto che Trump ha confermato i dazi del 25% su auto, acciaio e alluminio, vuole “stuzzicare” il presidente americano avviando un dialogo con la Cina. I rappresentanti del governo europeo da una parte e quelli cinesi dall’altra si sono incontrati per vedere come risolvere la situazione in un modo che vada bene a entrambi.
A che soluzione si sta pensando?
Si dice che al posto dei dazi sulle auto elettriche cinesi importate in Europa sia allo studio l’introduzione di un prezzo minimo. Vuol dire che un’auto cinese che viene venduta nel Vecchio continente, tanto per dare un’idea, potrebbe costare un minimo di 25-28 mila euro, cercando di evitare in qualche modo una concorrenza “sleale” di Pechino nei confronti di chi queste auto le produce in Europa. Dall’altra parte l’accordo potrebbe favorire, per ipotesi, investimenti in Cina da parte dell’automotive europeo.
Che conseguenze può avere un accordo del genere?
Mettere un prezzo minimo per le auto elettriche che arrivano in Europa può voler dire anche invitare i cinesi a produrre qui le vetture, creando occupazione e dando slancio all’economia. In Cina sono nate tantissime case automobilistiche, molte delle quali si stanno consolidando, con fusioni tra di loro, perché sono troppe: Donfeng e Changan sarebbero a un passo dalle nozze. L’accordo reciproco UE-Cina, invece, potrebbe agevolare la presenza nel Paese asiatico dei marchi europei. Tra l’altro il 23 aprile si aprirà il Salone dell’Auto di Shanghai che, secondo me, potrebbe essere molto importante proprio su questo fronte, favorendo gli incontri diretti tra l’ACEA (l’associazione europea dei produttori di auto, ndr) e i rappresentanti dei brand cinesi.
Ma Trump come potrebbe reagire a tutto questo?
L’apertura di questa possibilità, una sorta di Via dell’auto che sostituisce la Via della seta, sarebbe un messaggio per Trump. Ma non sappiamo come potrà prenderla il presidente americano: dobbiamo stare attenti a non rompere con lui.
Una situazione veramente intricata e complessa. L’automotive, insomma, potrebbe diventare il primo settore in cui si realizza un rapporto più diretto tra UE e Cina, e Trump potrebbe non prenderla bene. Ha aumentato i tassi contro la Cina addirittura al 145%. C’è una guerra commerciale tra Washington e Pechino e Bruxelles è in mezzo. Ma l’Europa fra i tre è l’anello debole. L’accordo con i cinesi può far arrabbiare gli USA e magari portare alla revoca della sospensione dei dazi.
Manca chiarezza anche sui piani americani?
L’auto è un settore importante di interscambio. Non capisco perché Trump ha tolto i dazi, lasciandoli tuttavia al 25% sulle vetture: a questo punto poteva reimpostare tutto da capo. In realtà non sappiamo cosa ha in mente di fare. D’altra parte non è la prima volta che fa dietrofront.
L’intesa tra europei e cinesi sulla carta può funzionare o prevale il rischio che Trump lo consideri uno sgarbo?
Per me prevale il rischio che Trump si arrabbi. Forse è una carta che l’Europa potrebbe tenere in mano se fra 90 giorni, o forse di più, la situazione dovesse peggiorare e non normalizzarsi. Una carta da giocarsi, con tutti i rischi che comporta.
Siamo filoamericani dal dopoguerra, diventare di botto filocinesi non so se conviene. Comunque, anche se europei e cinesi dovessero accordarsi, bisogna vedere anche come reagirà il mercato europeo: le macchine cinesi sono belle, compreso dal punto di vista del design, però l’ultima parola è sempre del mercato. E intanto Pechino può sempre cercare di venderci pure le macchine ibride.
I piani della UE sull’automobile e sul tipo di prodotti che bisognerà realizzare, comunque, non sono del tutto chiari. Si è capito qual è la linea scelta dalla Commissione Von der Leyen?
Occorre capire cosa deciderà la Commissione Europea sul piano di azione di Ursula Von der Leyen: non si sa ancora cosa succederà nel 2035. Da una parte si conferma la rinuncia ai motori endotermici, dall’altra si apre anche alla neutralità tecnologica. Ribadisco: c’è una grande confusione.
L’Europa ha subìto la situazione in questi anni, è rimasta passiva e ora si trova a dover prendere decisioni fondamentali per il suo futuro, da cui dipende il destino di milioni e milioni di persone. Si sta navigando a vista. Il Green Deal ha causato più danni di quelli che potrebbero provocare i dazi: le industrie europee sono già in ginocchio.
(Paolo Rossetti)
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