Il pacchetto UE per risollevare il settore auto potrebbe slittare al 16 dicembre. Ma Von der Leyen ha il sostegno per passare alla neutralità ecologica?
Prima l’Italia si è mossa insieme alla Germania, con i rispettivi ministri dell’Industria, poi il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha rincarato la dose rivolgendosi alla Commissione UE, ora, invece, a Bruxelles sono arrivate anche le voci di Italia, Polonia, Rep. Ceca, Slovacchia, Bulgaria e Ungheria con i rispettivi premier, per chiedere che l’Unione europea cambi rotta nel settore auto, sposando la neutralità tecnologica e puntando su vetture ibride plug in e biocarburanti.
Un’altra iniziativa positiva, osserva Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor, da parte del governo italiano, anche se poi il vero problema è che Von der Leyen trovi i voti sufficienti per non dipendere dai Verdi. Intanto l’atteso pacchetto auto con il quale la Commissione doveva annunciare il cambio di rotta rispetto alla direttiva che prevede dal 2035 la produzione solo di auto elettriche potrebbe arrivare il 16 dicembre. Il commissario UE ai Trasporti, Apostolos Tzitzikostas, aveva dichiarato al giornale tedesco Handelsblatt che l’annuncio previsto il 10 dicembre sarebbe slittato. Ma tutto è nel più classico stile Von der Leyen: non si sa ancora bene cosa e quando succederà.
Meloni si allea con i Paesi dell’Est europeo per chiedere alla UE di puntare anche sulle ibride plug-in e sui biocarburanti. Come giudica questa proposta?
I biocarburanti interessano molto all’Italia, mentre la Germania guarda più ai carburanti sintetici. Per il resto anche l’amministratore delegato di Stellantis, Antonio Filosa, ha detto di puntare sull’ibrido oppure sui range extender, un altro tipo di ibrido. L’ibrido plug-in ha emissioni molto contenute perché recupera energia durante la marcia in decelerazione o in frenata. L’auto è a benzina, può essere anche diesel: l’energia che recupera ha la possibilità di trasformarla in energia elettrica, immagazzinandola in una batteria. Plug in significa collegare alla corrente, perché prevede anche la ricarica della batteria stessa, attraverso una spina.
Perché, quindi, si chiede di puntare su questi modelli?
E’ una vettura ad alimentazione tradizionale, che può anche funzionare in elettrico, è fruibile in maniera piena, come le auto a combustione interna, senza limitazioni e senza preoccupazioni di rifornimento.
La proposta dell’Italia e degli altri cinque Paesi, quindi, può essere condivisa dalla UE?
Potrebbe essere una soluzione interessante, soprattutto con incentivi adeguati per coloro che possono avere una small box, una spina sotto casa, nel loro garage, per alimentare elettricamente la batteria di un ibrido plug in. E magari hanno anche un pannello solare da cui trarre energia a basso costo.
Una soluzione tecnica che potrebbe mettere a posto le cose anche dal punto di vista politico, per mediare, ad esempio, con le posizioni dei Verdi che hanno spinto per scegliere l’auto elettrica come strumento esclusivo per ridurre le emissioni dal 2035?
I Verdi la testa non la piegano. Bisogna che Von der Leyen trovi il modo di avere una maggioranza anche senza di loro. Per ora, comunque, sono determinanti a Bruxelles. È positivo, comunque, che il governo italiano abbia preso questa posizione, anche se alla fine, appunto, ci vuole una maggioranza che prende una decisione.
Secondo le ultime voci la proposta di revisione del pacchetto auto da parte dell’Unione europea, che inizialmente è prevista per il 10 dicembre, ora potrebbe arrivare il 16. Cosa ci dobbiamo aspettare?
Vedremo se avranno trovato un accordo. Continuiamo a essere gli unici nel mondo ad avere adottato una soluzione che punta solo sull’elettrico e abbiamo visto a cosa ha portato: una catastrofe per l’auto europea, che oggi va salvata. Ci sono delle proposte per mitigare questo rigore, magari prendendosi più tempo. Ma ci sono anche altre soluzioni, come l’ibrido plug-in, un modello che sta crescendo molto nelle immatricolazioni in Europa. D’altra parte c’è bisogno di muoversi in fretta: le aziende sono in difficoltà e sono già stati tagliati molti posti di lavoro. Il guaio è già stato fatto, non c’è nessun dubbio, adesso, però, occorre cercare di limitare i danni.
(Paolo Rossetti)
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